Pitigliano è un comune della provincia di Grosseto (GR) con 3.732 abitanti al 1° gennaio 2020 e si estende su di una superficie di 10.197,01 ettari equivalenti a 101,97 Km2. La densità media della popolazione è di 36,60 abitanti per Km2 (la densità media della Toscana è di 161,95 ab/km2, mentre la densità media dell’Italia è di 199,44 ab/km2 – fonte: ISTAT).

Il capoluogo si trova a circa 313 metri sul livello del mare su un promontorio tufaceo e delimitato dalle valli percorse dai fiumi Lente e Meleta. Dista circa 71 km da Grosseto, passando dalla Strada Provinciale 159, via Montemerano, Scansano, Istia d’Ombrone (circa 1 ora e 25 minuti di auto), mentre prendendo la Strada Regionale 74 via Manciano-SS1 Aurelia, Grosseto è distante circa 80 km (circa 1 ora e 15 minuti di percorrenza in auto.

Pitigliano è a circa 190 km da Firenze (circa 2 ore e 45 minuti di auto) prendendo la SS74 Maremmana fino località La Rotta, per proseguire sulla SP San Quirico (nel comune di Sorano), quindi la SP13 e poi la SP Pitigliano-Santa Fiora per 10 km, poi la Strada Provinciale Sforzesca per 4,3 km fino a Sordino dove si svolta a destra per la SR2 Cassia per 10 km. Raggiunta la Cassia si svolta verso Sud in direzione Roma per 1,8 km dove si deve svoltare a sinistra per San Casciano dei Bagni, Sarteano e autostrada A1 (casello di Chiusi) in direzione Firenze.

Il territorio comunale confina a Nord con il comune di Sorano (GR), a Est e a Sud con la regione Lazio ed in particolare i comuni di Farnese (VT), Castro (VT) Latera (VT) e Valentano (VT), , a Ovest con il comune di Manciano (GR).

Confini comunali di Pitigliano

Confini comunali di Pitigliano

Il patrono del comune è San Rocco e viene festeggiato il 16 agosto.

 

 

Dal sito istituzionale del Comune di Pitigliano

 

La Storia

Il nome Etrusco non è conosciuto, forse si tratta di quella Statnes (o Staties) che in epoca romana divenne Prefettura e fu detta Statonia.

La denominazione Pitigliano sembra invece derivare dalla gens Petilia, importante famiglia romana che dette il proprio nome a diverse località.

Secondo un’antica leggenda, la fondazione della città sarebbe dovuta a due romani: Petilio e Celiano; dalla fusione dei loro nomi sarebbe derivato Pitigliano.

Le prime notizie si hanno nel periodo fra il 2300 e il 1000 a.C. quando è documentato un villaggio dell’età del bronzo, ma la rupe di Pitigliano, come tutta la valle del fiume Fiora, fu frequentata sin dal Neolitico (VI millennio a.C.) e poi nell’età del rame.

 Nel VIII sec. a.C., l’insediamento etrusco, dovuto alla vicina città di Veio, raggiunge l’apogeo nel VI sec., sostituendo il vicino centro di Poggio Buco posto sul fiume Fiora, che ha restituito necropoli e resti di un tempio che, intorno al 500 a.C., viene probabilmente distrutto da Porsenna, re di Chiusi.

 Fra il I sec. a.C. e il II d.C., la presenza romana, con fattorie e villaggi posti sulle strade principali, è segnalata da vari interventi costruttivi nel pianoro di fronte alla rupe di Pitigliano.

 Nel 1061, appare per la prima volta il toponimo Pitigliano in una bolla di Papa Nicola II ai canonici di Sovana.

Nel 1188, in un altro documento, Pitigliano compare come castro (borgo fortificato) in possesso dei conti Aldobrandeschi, signori di tutta la Maremma, cui appartiene da poco dopo il Mille.

Nel 1274, Pitigliano risulta essere uno dei maggiori fortilizi della contea degli Aldobrandeschi nelle guerre contro il Comune di Orvieto.

Ai tempi di Gentile II Orsini, senatore di Roma e podestà di Viterbo (1313), Pitigliano entra nei possedimenti di questa famiglia per via matrimoniale con gli Aldobrandeschi nella Contea di Sovana; costretti a lunghe lotte con i Comuni prima di Orvieto e poi di Siena, dopo la conquista da parte di quest’ultima di quasi tutta la Maremma, compresa Sovana nel 1410, gli Orsini spostano a Pitigliano la capitale della contea.

Nel 1466, la piccola contea ursinea acquista forza con l’avvento al potere di Niccolò III, capitano di ventura al servizio dei maggiori Stati italiani; con lui Pitigliano si arricchisce di monumenti rinascimentali, a cui lavorano artisti come Antonio da Sangallo, Baldassare Peruzzi, Anton Maria Lari.

Nel 1604, Ferdinando I, Granduca di Toscana, acquista tutti i possedimenti degli Orsini mettendo così fine alla contea di Pitigliano. Dalla metà del secolo comincia a crescere il numero degli ebrei, che qui trovano rifugio sicuro.

Nel 1643 i Medici sventano un tentativo di occupazione da parte delle truppe pontificie.

Nel 1843, Pitigliano assume il titolo di “città” con il trasferimento della Diocesi da Sovana e grazie alla crescita economica seguita alle riforme illuministiche.

 

COSA VEDERE A PITIGLIANO

Fortezza Orsini

Di origine aldobrandesca fu ristrutturata fra il 1543 e il 1545 da Antonio da Sangallo il Giovane per volontà del conte Gianfrancesco Orsini.

Il Sangallo fece costruire due bastioni a pianta poligonale, più idonei a resistere all’impatto delle armi da fuoco rispetto alle preesistenti torri circolari.

I bastioni sono stati trasformati in abitazioni private.

Palazzo Orsini

È un imponente palazzo di origine aldobrandesca fatto ristrutturare dagli Orsini tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo.

Fu la residenza principale dei Conti di Pitigliano e Sorano.

Attualmente appartiene in gran parte alla Curia Vescovile ed è sede della Diocesi di Pitigliano, Sovana e Orbetello.

Palazzo Orsini ospita due musei: il Museo Civico Archeologico e il Museo di Palazzo Orsini, unitamente alla Biblioteca e all’Archivio storico comunale e alla Biblioteca e all’Archivio storico diocesano.

Le Vie Cave

Pitigliano è circondato da numerose vie cave, antiche strade Etrusche costituite da profondi percorsi ricavati dal taglio della roccia tufacea.

Alcune superano il chilometro di lunghezza, con pareti alte fino a 20 metri.

Spesso le vie cave intersecano necropoli etrusche.

Le principali sono quella del Gradone (dove è istato allestito il Museo Archeologico all’aperto “Alberto Manzi”), di S.Giuseppe, di Fratenuti, di S.Rocco, della Madonna delle Grazie.

Gli Archi dell’Acquedotto Mediceo

Il paesaggio di Pitigliano è caratterizzato da due giganteschi archi dell’acquedotto mediceo, sorretti da un enorme pilastro e collegati a tredici archi più piccoli costruiti dai Lorena. L’acquedotto fu realizzato per impulso dei Medici dal 1636 al 1639.

 

Centro storico

Si sviluppa su tre vie principali, quasi parallele, collegate da una fitta rete viaria di sessanta vicoli, alcuni dei quali si aprono a strapiombo sulla rupe tufacea su cui si sviluppa l’abitato medievale.

Molte abitazioni conservano rifiniture degne di nota: portali decorati dal bugnato rustico, stemmi gentilizi e cornici di travertino alle finestre.

Nel sottosuolo del paese si aprono dedali di gallerie, cantine e cunicoli in buona parte di epoca etrusca. Da non perdere il panorama del centro storico visto dal Santuario della Madonna delle Grazie (S.S. 74)

Cattedrale SS Pietro e Paolo

Restaurato e ampliato nel 1507 per volontà del conte Niccolò III Orsini, fu elevato a rango di Collegiata Insigne con il nome dei Santi Pietro e Paolo da papa Giulio II.

Ulteriori modifiche e restauri furono realizzati dai Medici e dai Lorena.

Santuario della Madonna delle Grazie

Originariamente era una Cappella dedicata al culto della Vergine, costruita agli inizi del 1400.

Venne ampliata in seguito all’insediamento di una comunità di francescani.

Il convento francescano fu soppresso dai Lorena nel 1783.

Chiesa e Convento di San Francesco

Costruiti nel 1522 per volere degli Orsini su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane.

Della chiesa, distrutta da un incendio nel 1911, restano in piedi le mura perimetrali e le tre cappelle laterali.

Tempietto paleocristiano

Oratorio rupestre paleocristiano, probabilmente ricavato da una tomba etrusca, caratterizzato da iscrizioni scolpite da una comunità di cristiani di origine gota nel 397 d.C.

Monumento alla progenie Ursinea

Pilastro di travertino finemente decorato, alla cui sommità è collocato l’orso araldico. In uno specchio del pilastro un’iscrizione latina, datata 1490, esalta l’astuzia e la forza degli Orsini.

Chiesa di Santa Maria o di San Rocco

Se ne ha notizia già dal 1276-1277 e probabilmente è la più antica di Pitigliano.

Fu restaurata fra la fine del XV e l’inizio del XV secolo per volontà degli Orsini.

Durante un recente lavoro di restauro del pavimento è stato scoperto un sepolcreto di età remota.

 

Cimitero ebraico

Risale alla seconda metà del XVI secolo, quando il conte Niccolò IV Orsini concesse un piccolo appezzamento di terra al suo medico personale, l’ebreo Davide De Pomis, che vi seppellì la moglie.

 

Il Casone

Frazione del comune di Pitigliano. Il nome deriva da un antico podere fatto costruire dal conte Bertoldo Orsini nel XV secolo.

L’abitazione fu rasa al suolo dai bombardamenti del 1944.

La chiesa, dedicata a S. Paolo della Croce, è opera recente (1930-1934).

 

Il Ghetto

Pitigliano, che ospitò gli ebrei forse fin della fine del quattrocento, divenne per loro un importante centro di rifugio nell’Italia centrale, tanto da erigere un Tempio nel 1598 (vedi successivo paragrafo sulla “Piccola Gerusalemme”).

Il Ghetto è composto da una serie di vie e vicoli del centro storico dove si svolgeva la vita sociale, culturale e religiosa degli Ebrei.

A Pitigliano, unica erede delle “città rifugio” del territorio, le favorevoli condizioni conservatesi per secoli resero possibile lo svilupparsi di eccezionali rapporti di convivenza e di tolleranza tra la popolazione ebraica e quella cristiana, tanto che la cittadinanza venne designata come la “Piccola Gerusalemme”.

 

La piccola Gerusalemme

Pitigliano: vicolo Brescia

Pitigliano: vicolo Brescia

Pitigliano, che ospitò gli ebrei forse fin della fine del quattrocento, divenne per loro un importante centro di rifugio nell’Italia centrale, insieme ai vicini luoghi feudali, a seguito delle restrizioni dovute alle Bolle papali del 1555 e 1569 nello Stato Pontificio e ai provvedimenti del Granduca di Toscana del 1570 e 1571. Infatti rimasero immuni alle restrizioni i piccoli feudi indipendenti al confine tra Toscana e Lazio, come la Contea di Pitigliano degli Orsini e quella di Santa Fiora degli Sforza e di Castell’Ottieri degli Ottieri, oltre al Ducato di Castro dei Farnese.

In questi piccole Signorie si rifugiarono numerose famiglie di ebrei, che potevano vivere liberamente ed esercitare le loro attività, a cominciare dal prestito di denaro.

Numerosi furono i banchieri ebrei e tra questi spiccarono i familiari del famoso medico David de Paris, al servizio degli Orsini di Pitigliano e degli Sforza di Santa Fiora.

Anche a Pitigliano il gruppo ebraico si consolidò tanto da erigere un Tempio nel 1598.

Quando, ai primi se seicento, i Medici aggregarono al Granducato di Toscana anche le piccole Contee nel confine meridionale, gli ebrei qui residenti furono confinati nei ghetti. Ma ben presto, rendendosi conto del loro notevole ruolo economico e commerciale, la condizione degli ebrei fu migliorata con la concessione di fondamentali privilegi personali.

Così gli ebrei di questa zona conservarono anche la possibilità di possedere beni stabili, del tutto eccezionale all’epoca.

Nel frattempo, verso Pitigliano si indirizzò una lenta, ma costante immigrazione di ebrei dai centri vicini, man mano che i gruppi e le Comunità ebraiche, che vi risiedevano, andavano in decadenza o scomparivano. Significativo è l’arrivo di ebrei dalla città di Castro, distrutta 1649 e di cui Pitigliano fu moralmente l’erede.

Altri ebrei giunsero da Scansano, Castell’Ottieri, Piancastagnaio, Proceno e poi nel settecento da Santa Fiora e Sorano, le cui Comunità ebraiche si avviavano alla fine, mentre Pitigliano rimaneva l’unica Comunità ebraica in Maremma.

Nella seconda metà del settecento, la riforma illuministica dei Lorena, nuovi Granduchi di Toscana, permise anche agli ebrei di accedere parzialmente alle cariche comunali. Così a Pitigliano gli ebrei ebbero i loro rappresentati nel Consiglio comunitario.

A Pitigliano, unica erede delle “città rifugio” del territorio, le favorevoli condizioni conservatesi per secoli resero possibile lo svilupparsi di eccezionali rapporti di convivenza e di tolleranza tra la popolazione ebraica e quella cristiana, tanto che la cittadina venne designata come la “piccola Gerusalemme”.

Lo straordinario rapporto tra cristiani ed ebraici fu definitivamente cementato da un singolare episodio del 1799, quando il popolo e i maggiorenti cristiani difesero gli israeliti dai soprusi dei militari antifrancesi, che volevano saccheggiare il Ghetto. A ricordo dell’accaduto, la Comunità ebraica istituì un’apposita cerimonia, celebrata ogni anno nella sinagoga fino a qualche decennio fa.

Si apriva così l’Ottocento, il secolo di maggiore espansione demografica, economica e culturale degli ebrei di Pitigliano, che raggiunsero un’alta percentuale (fino al 12%) sull’intera popolazione pitiglianese. Le istituzioni della Comunità ebraica si rafforzarono con la fondazione di una Biblioteca e del Pro Istituto Consiglio per opere caritative, grazie al generoso lascito nel 1854 di Giuseppe e Fortunata Consiglio.

Pitigliano fornì rabbini a varie importanti Comunità italiane e personaggi di levatura regionale al mondo ebraico, come i fratelli Flaminio e Ferruccio Servi, fondatori del “Vessillo Israelita”, primo giornale ebraico italiano, e Dante Lattes una delle più forti e poliedriche dell’ebraismo italiano del Novecento.

Per motivi commerciali Pitigliano divenne a sua volta centro di disseminazione di ebrei in numerosi paesi della Maremma toscana e laziale. Ma tutti rimasero legati alla Comunità di Pitigliano, alla cui Sinagoga usavano tornare per le maggiori festività religiose.

Le mutate condizioni economiche e sociali determinarono nel Novecento una lenta, ma costante, emigrazione degli ebrei pitiglianesi verso città e centri più grandi, finché le leggi razziali e le persecuzioni dell’ultima Guerra Mondiale accelerarono la fine della Comunità, la cui ultima fiammella si spense con la chiusura della Sinagoga nel 1960.

Durante la guerra molti ebrei si salvarono grazie alla generosa protezione della popolazione locale, che offrì ospitalità, rifugio ed assistenza nonostante i rischi evidenti nel momento più buio della storia.

Si chiudeva così degnamente la lunga vicenda di rapporti di tolleranza, di stima e molto spesso di amicizia e di affetto tra cristiani ed ebrei, che costituiscono il valore fondamentale dell’esemplare esperienza pitiglianese.

Nonostante gli ebrei a Pitigliano siano oggi ridotti a poche unità, quell’antico rapporto continua in altre forme; da restauro e conservazione dei monumenti ebraici (Sinagoga, forno degli azzimi, bagno rituale, cimitero, museo ebraico) alla scelta di produrre vino kasher nella Cantina Cooperativa di Pitigliano, alla fondazione dell’AssociazioneLa Piccola Gerusalemme”, che ha come fine la promozione di iniziative per la valorizzazione della storia di Pitigliano.

(Nota a cura del Prof.Angelo Biondi)

 

La Sinagoga

Fu costruita, grazie ai finanziamenti dell’ebreo Leone di Sabato, nel 1598.

Crollata a causa di una frana negli anni ’60 fu ricostruita, grazie all’intervento del Comune di Pitigliano, nel 1995.

Oggi è utilizzata raramente (matrimoni, bar-mitzvà,…), a causa della mancanza del Minian (10 uomini) che serve per la celebrazione. L’Aron ha-codesh (armadio) è la parte più significativa delle Sinagoghe ed è posizionato nella parete più esposta verso Gerusalemme.

Il Sefer Torà (Pentateuco) si trova all’interno di esso. La Tevà (il pulpito) è posta centralmente con i banchi tutti intorno.

Nel semicerchio davanti alla Tevà sedevano i cantori mentre nel matroneo (balconata in alto), dietro alla balaustra di legno, assistevano, durante le celebrazioni, le donne.

Museo della cultura Ebraica

Tra le stanze del quartiere ebraico troverete una mostra di oggetti della tradizione ebraica tutti spiegati in forma didattica. La stanza in cui è ubicato il museo è stata individuata come il primo luogo di culto e di studio agli inizi dell’insediamento della Comunità.

Nel museo e nel corridoio sono presenti quadri murali che illustrano le festività e le solennità ebraiche.

 

Il Ghetto

In un suggestivo percorso attraverso locali scavati nel tufo, è possibile visitare le testimonianze della vita della comunità ebraica. Quando gli ebrei iniziarono ad abitare questa parte del borgo trovarono scavati, all’interno del Tufo, questi locali e li riadattarono ai bisogni della Comunità: il bagno rituale, la cantina e la macelleria Kasher, tintoria e il forno delle azzime.

Il Macello Kasher

In questo locale una persona esperta (Shochet) operava la macellazione Kasher (nell’accezione comune, il casherut o kasherut è l’idoneità di un cibo a essere consumato dal popolo ebraico secondo le regole alimentari stabilite nella Torah, come interpretate dall’esegesi del Talmud e come sono codificate nello Shulchan Aruk).

La Torah prescrive norme assai precise per la macellazione di animali. La macellazione può essere fatta solamente su animali perfettamente sani e permessi. La macellazione avviene con un solo taglio netto e rapido della giugulare. Dopo macellati (Shechitah) gli animali vengono esaminati attentamente e viene asportato tutto il sangue.

La legge ebraica vieta l’uso del sangue, perché “il sangue è vita”.

 

Il Bagno Milkve’

La Comunità costruì all’interno di questa stanza una vasca (ormai non più perfettamente individuabile) per contenere l’acqua piovana che fuoriusciva da un foro posto nella parete in fondo, permettendo così la Tevilà (bagno rituale).

Il Miqvè (raccolta di acque) può essere fatto con acqua di fonte o acqua piovana.

La Tevilà si fa quando ci si converte all’ebraismo, alla fine del periodo mestruale, prima del matrimonio e dopo il parto…. Durante la Tevilà, la donna non dovrà avere indosso nulla che impedisca il contatto con l’acqua. La Tevilà, eccetto quella che si deve fare prima del matrimonio, va fatta di sera dopo il tramonto, all’uscita delle stelle. La donna, prima dell’immersione, deve essere perfettamente pulita.

 

Il Forno delle Azzime

All’entrata del forno è posto un cancello, caratterizzato da una grata a forma di Menorà (o Menorah: La Menorah è una lampada ad olio a sette bracci che nell’antichità veniva accesa all’interno del Tempio di Gerusalemme attraverso la combustione di olio consacrato. Candelabro a sette bracci).

Il forno è composto da due stanze. Nella prima sono situati gli spazi adibiti alla lavorazione degli impasti mentre la seconda era adibita alla cottura.

Questo locale veniva aperto una volta all’anno perché la Comunità lo utilizzava esclusivamente, per la cottura dei dolci e del pane azzimo, negli otto giorni di Pasqua.

Fu usato l’ultima volta per la Pasqua del 1939, prima che la Comunità interrompesse il suo culto a causa delle leggi razziali.

Da notare all’ingresso e nella porta di accesso al forno, sulla destra dello stipite, l’incavo leggermente obliquo dove veniva posta la “Mezuzà” (o Mezuzah – oggetto rituale ebraico, consistente in una pergamena – claf – su cui sono stilati i passi della Torah corrispondenti alle prime due parti dello Shemà, preghiera fondamentale della religione ebraica; solitamente essa viene racchiusa in un apposito contenitore.).

 

La Cantina

Sepolta per lunghi anni da cumuli di detriti è tornata alla luce la lunga gola che conduce alla tipica cantina pitiglianese. Ai lati si possono notare i basamenti per le botti e gli altri contenitori del vino kasher.

In questo locale veniva prodotto il vino Kasher. Nella produzione di questo vino non devono esservi additivi a base di caseina. Le norme che regolano l’alimentazione ebraica vietano che si consumino nello stesso pasto cibi a base di carne e latticini: un vino che contenesse additivi a base di caseina non si potrebbe bere mangiando carne.

Il vino viene pastorizzato ad una temperatura più elevata del solito. La produzione viene seguita dalla raccolta delle uve fino all’imbottigliamento.

Ancora oggi a Pitigliano è possibile acquistare vino kasher prodotto direttamente nella Cantina Sociale del paese sotto la sorveglianza del rabbino.

La Tintoria o conceria

Molti ebrei di Pitigliano erano tessitori e commercianti. Utilizzarono queste stanze come tintoria o conceria. È testimoniato dalle vasche ritrovate e dalla presenza di acqua al loro interno.

Da notare all’ingresso, sulla destra dello stipite, l’incavo leggermente obliquo dove veniva posta la “Mezuzà”.

Il Cimitero Ebraico

Risale alla seconda metà del XVI secolo, quando il conte Niccolò IV Orsini concesse un piccolo appezzamento di terra al suo medico personale, l’ebreo Davide De Pomis, che vi seppellì la moglie. È particolare la presenza della statua di una bimba sulla propria tomba e di un angelo pensante, nei cimiteri ebraici non dovrebbe esserci raffigurazione corporea.

 

 

INFORMAZIONI per le visite alla “Piccola Gerusalemme”

Orario estivo:

Dal 1° aprile al 31 ottobre: 10,00 – 13,00 e 14,30 – 18,00

Chiuso il sabato

 

Orario invernale:

Dal 1° novembre al 31 marzo: 10,00 – 12,30 e 14,00 – 15,30

Chiuso il sabato

Nei giorni di festività ebraica sarà possibile visitare la Sinagoga dal matroneo, mentre rimangono aperti i locali dell’antico Ghetto.

Per le visite di gruppi numerosi è necessario un appuntamento

 

Biglietti: € 5,00 intero – € 4,00 ridotto (ragazzi da 7 a12 anni, studenti in gita scolastica, studenti universitari, soci dell’Associazione La Piccola Gerusalemme, invalidi, cittadini residenti ed ultrasessantacinquenni, soci del Touring Club Italiano).

Gratuito: accompagnatori di gite turistiche, docenti che accompagnano gite scolastiche, bambini da 0 a 6 anni, scolaresche del territorio comunale, Agenti della Forza Pubblica in uniforme e addetti stampa presenti nell’esercizio delle loro funzioni. Questa ultima condizione comprovata da esibizione di idoneo documento.

 

Per maggiori informazioni:

Vicolo Marghera: tel. 0564/614230 – cellulare 328/1907173

Facebook: La Piccola Gerusalemme

E-Mail:lapiccolagerusalemme@libero.it
Sito Web: http://www.lapiccolagerusalemme.it

 

 

Le impressioni di una viaggiatrice

Era la scorsa estate quando visitai il borgo di Pitigliano per la prima volta, in provincia di Grosseto in Toscana, quando uscendo da una curva mi trovai al suo ingresso, mi lasciò senza parole fin dall’inizio.

Questo piccolo borgo dona un’atmosfera molto serena e dei panorami incredibili, come i suoi vicoli suggestivi, soprattutto quando si accendono le luce della sera e tutto sembra diventare improvvisamente magico.

Il borgo di Pitigliano è conosciuto anche come “la piccola Gerusalemme” in quanto ospita un quartiere ebraico con la propria sinagoga.

Immergersi nei suoi vicoli porta a respirare il suo fascino medievale. Sembra che tutto sia rimasto come allora, ed è una cosa che non può essere espresso a parole, è da vivere.

 Ho cercato di portare con me le infinite sensazioni che ho provato visitando questo incantevole borgo.

 Ho cercato di farlo scattando una foto, consapevole del fatto che grazie alla potenza della fotografia ogni volta che la guarderò tutti i ricordi che mi ha lasciato Pitigliano riaffioreranno.

Buon viaggio

 

Donatella Ottaviani

di Latina

 

 

 

 

Altre informazioni verranno pubblicate prossimamente!

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