di RICCARDO CANESI
Aspetti geografico-ambientali
“ Egli senza dubbio è glorioso e proficuo agli individui Carraresi l’essere chiamati perfino in Russia ed America per eseguire lavori spettanti alle belle arti; ma questa perpetua emigrazione, resasi oggidì più che mai sensibile, impoverisce d’ingegni e di risorse la patria, snerva l’energia dell’arte dei lavoratori, e potrebbe col lasso del tempo ridurre Carrara a non essere più che un semplice luogo di escavazione, e spedizione di rozzi marmi, cioè, come si disse, un mero uffizio di lapidicine, una vera Carraria.”
Emanuele Repetti “Sopra l’Alpe Apuana ed i marmi di Carrara” 1820
Aspetti geografici
Lunae montes o Alpi di Luni, come le chiamava il geografo latino Strabone, Petra Apuana Mons per Boccaccio, Monti di Luni per Dante o Carrara Mountains per gli alpinisti inglesi di fine ‘800.
Fu la Repubblica Cisalpina, nel 1789, ad adottare ufficialmente il nome di Alpi Apuane quando il territorio divenne un suo dipartimento.
Secondo lo storico locale Lorenzo Marcuccetti, il toponimo Apuane deriva dalla radice Pen (o Pan) , ovvero il dio delle vette degli antichi e fieri Liguri Apuani che abitavano questi luoghi almeno 5 secoli prima dell’arrivo dei Romani . Uno studioso danese, V. Wanscher, lo fa invece derivare dalla deformazione prima etrusca, poi latina dell’egiziano “apian”, un termine che compare in iscrizioni egizie 2.000 anni prima di Cristo e che significa “il sole alato ritorna”.
Estese su una superficie di circa 1.000 kmq, le Alpi Apuane, sono racchiuse tra le subregioni della Lunigiana, della Garfagnana e della Versilia nell’estremo nord della Toscana, incuneate tra Liguria ed Emilia, e comprese prevalentemente nelle province di Lucca e Massa–Carrara, con qualche lembo in provincia di Pisa e La Spezia.
Unica eccezione in Italia al di fuori dell’arco alpino, per alcuni, queste montagne si sono meritate la denominazione di Alpi, per il loro aspetto che le differenzia dall’Appennino settentrionale oltre che per l’origine geologica e la costituzione litologica. Ciò nonostante occorre tener presente che il nome di “Alpi” era quello che gli antichi generalmente davano alle montagne.
La loro unicità e la loro maestosità vengono apprezzate soprattutto dalla costa del Mar Ligure, in cui in poco più di 10 km si sale dai 0 metri s.l.m. delle spiagge apuo-versiliesi ai 1.946 metri del Pisanino, la vetta più alta.
Le distribuzioni delle altimetrie e dell’intensità di rilievo rilevano alcune evidenti differenze morfologiche fra l’Appennino e le Alpi Apuane: nel primo, le fasce altitudinali più elevate sono maggiormente diffuse ed hanno una distribuzione pressoché continua lungo il crinale principale, mentre nelle seconde, solamente le maggiori cime superano i 1.500 m di quota.
Al contrario, l’intensità di rilievo risulta nettamente maggiore nelle Apuane ed in particolare lungo il versante ligure-tirrenico, dove si passa rapidamente dalla pianura costiera ad aree ad elevatissima acclività.
La regione apuana ha una forma vagamente ellittica, orientata con l’asse maggiore da NO a SE (Fig.2) ed ha caratteristiche geomorfologiche e confini geografici abbastanza ben definiti, corrispondenti al fiume Serchio a est e a sud, alla piana costiera apuo-versiliese a ovest, alla pianura alluvionale del fiume Magra e al corso del torrente Aulella a nord.
I principali corsi d’acqua della regione sono il Magra ei suoi affluenti nella parte settentrionale (Lunigiana), il Serchio che raccoglie le acque della Garfagnana, del versante meridionale delle Apuane nonché i torrenti costieri che si gettano nel Mar Ligure che, da nord a sud, sono il Carrione (a Carrara), il Frigido (a Massa), il Versilia e il Camaiore. Il fondovalle della Garfagnana è più stretto di quello della Lunigiana.
La natura geologica è tra le cause di queste diversità morfologiche: le rocce metamorfiche, prevalentemente carbonatiche, determinano la tipica morfologia “alpina” del paesaggio apuano, con pinnacoli, guglie e pareti verticali, mentre le rocce sedimentarie prevalentemente arenacee e argillose conferiscono ai versanti appenninici della Garfagnana e della Lunigiana un paesaggio più dolce, con ampi crinali prativi.
Alla complessità morfologica delle due dorsali hanno inoltre contribuito l’azione modellatrice dei ghiacciai würmiani, particolarmente estesi nei versanti settentrionali delle Apuane nonché i fenomeni carsici che hanno dato luogo a doline, campi carreggiati e soprattutto a sistemi carsici ipogei di notevolissima estensione.
La vicinanza alla costa influisce in maniera determinante sul clima e la morfologia. La parte settentrionale delle Apuane corrisponde ad una delle zone più piovose d’Italia con oltre 3.000 mm in quota (ad Orto di Donna) e quasi 1.500 mm sulla costa.
Considerata l’alta piovosità, le Apuane si caratterizzano per una ricchezza d’acqua senza uguali. Vi si trovano 30 sorgenti carsiche: la principale è quella del Frigido di Forno (Massa), la più importante della Toscana per portata (1.550 l/s di portata media annua); ma non da meno è quella della Pollaccia (Stazzema) con 800 l/s, tuttora fonte di alimentazione del bacino idroelettrico di Isola Santa e già nel 1861 inserita in un progetto di acquedotto lungo oltre cento chilometri per soddisfare il fabbisogno di Firenze.
I fenomeni carsici le rendono poi il territorio più importante d’Italia con 13 abissi profondi più di 1.000 metri e, tra questi, il Roversi (1.350 m di dislivello) che è il più profondo d’Italia. Sono state censite dalla Federazione Speleologica oltre 2.000 cavità (il 40% delle quali con imbocco tra i 1.400 e i 1.600 m di quota sul livello del mare) e almeno 180 doline, particolarmente addensate nell’area di Carcaraia.
Vi sono laghi e fiumi sotterranei e il complesso dell’Antro del Corchia che, con i suoi 53 km circa di gallerie e pozzi, detiene il primato nazionale del più vasto complesso carsico ipogeo. Anche il dislivello, con i suoi 1.187 m di altezza tra l’apertura più elevata e il fondo della grotta, rappresenta uno dei massimi valori rintracciabili del territorio italiano ed europeo.
La vicinanza alla costa e la disposizione longitudinale rispetto al mare produce una netta diversità climatica tra i due versanti della catena.
Vi sono quindi significative differenze di temperatura, precipitazioni e insolazione. La parte della catena esposta a SO presenta un clima mite con estati ventilate e inverni non troppo rigidi (temperatura media annuale 15°) mente quella esposta a NE si avvicina ad un clima più continentale, con inverni freddi ed estati più brevi.
La differenziazione del rilievo, in ogni caso, fa sì che sia considerevole la varietà dei microclimi. A tanta variabilità climatica corrisponde una forte varietà delle specie vegetali la cui diffusione è influenzata anche dalla diversità dei terreni, con alternanza tra zone calcaree molto aride e zone con rocce a composizione silicea che generano terreni acidi e più ricchi di acqua.
Il complesso orografico delle Alpi Apuane è tra “i più caratterizzati, singolari ed unitari che sia dato riscontrare non solo in Italia ma certamente in Europa e nel bacino mediterraneo” (G. Pizziolo) ed è questa originalità che lo rende unico.
La posizione geografica, di cerniera tra il continente e la penisola italiana, configura le Apuane un punto di incontro tra condizioni ambientali e climatiche molto differenziate. Conseguenza di ciò è la loro estrema ricchezza ecologica e biologica. Poco meno della metà delle 5.599 specie botaniche presenti in Italia è infatti riscontrabile sulla catena e il maggior contingente di felci del patrimonio di felci italiane.
Infatti, pur essendo in un’area di limitata estensione, ci troviamo di fronte ad una notevole quantità di endemismi (una ventina), cioè piante ad areale ristretto che si trovano esclusivamente su queste montagne e che sono il frutto di condizioni di vita estremamente selettive.
Non è un caso che nel territorio del Parco siano stati individuati ben 18 SIC (Siti di Interesse Comunitario) e una vastissima ZPS (Zona di protezione speciale per gli uccelli).
I SIC, secondo la Direttiva 2/43/CEE “Habitat”, sono siti che contribuiscono in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale o una specie, in uno stato di conservazione soddisfacente mentre l’obiettivo delle ZPS è la “conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico” che viene raggiunto non solo attraverso la tutela dell’avifauna ma anche attraverso la protezione dei loro habitat naturali.
Il Parco regionale delle Alpi Apuane
Particolarità del territorio apuano, che lo rende unico in Italia e nel mondo, a causa degli straordinari eventi geologici succedutisi, è la presenza del più importante distretto estrattivo marmifero d’Italia pari a circa 140 cave che occupano il 5% del territorio e ne condizionano, con il loro sempre più forte impatto ambientale, la maggioranza.
Non tutto quindi sulle Apuane è naturale, intatto e pittoresco pur in presenza, dal 1985, del Parco Regionale delle Alpi Apuane che tutela, con alterne vicende, una parte di questo territorio, pari a circa 206 kmq.
I 4/5 della superficie del Parco si trovano in provincia di Lucca e comprendono i comuni di Minucciano, Camporgiano, Vagli Sotto, Careggine, Castelnuovo di Garfagnana, Molazzana, Fabbriche di Vergemoli, Gallicano e Pescaglia.
Della Provincia di Massa e Carrara ne fanno parte invece i comuni di Massa, Carrara, Fivizzano, Casola in Lunigiana, Fosdinovo e Montignoso.
Se consideriamo la popolazione complessiva dei comuni insistenti sul Parco arriviamo ad un totale di 176.641 abitanti (dati Istat al 1° gennaio 2017) di cui 20.737 in provincia di Lucca e 155.904 in provincia di Massa-Carrara. Se misuriamo, invece la popolazione effettiva residente all’interno del Parco arriviamo a poche migliaia di persone.
Il Parco delle Apuane ha sempre avuto una storia contrastata a causa della presenza delle attività estrattive al suo interno.
Il suo ruolo e la sua azione in questi trent’anni sono stati quindi fortemente compromessi dai particolarismi degli enti locali molto condizionati dagli interessi delle aziende estrattive e da una certa subalternità dei suoi organismi dirigenti ad essi.
Basti pensare che il Piano del Parco, strumento fondamentale previsto dalla legge per tutelare i valori naturali ed ambientali nonché storici, culturali, antropologici e tradizionali del territorio, ha avuto un iter amministrativo lungo più di vent’anni conclusosi solo recentemente.
Nel 2012 il Parco è entrato nella rete dei Geoparchi tutelati dall’Unesco.
Considerato l’impasse nell’azione di tutela e l’importanza delle Apuane, riconosciuta ormai a livello internazionale, alcune Associazioni ambientaliste stanno seriamente riprendendo in considerazione la proposta, fatta quasi quarant’anni fa, di trasformare il Parco da regionale a nazionale.
Riccardo CANESI
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