Maria di Francesco I de’ Medici, Firenze, 26 aprile 1575 – Colonia, 3 luglio 1642
di Anselmo Pagani
“Me l’hanno ammazzato!”
Così ebbe appena il tempo di urlare in italiano, prima di svenire, la Regina di Francia Maria de’ Medici, quando il 14 maggio del 1610 una guardia, entrando di soprassalto nel suo appartamento, le disse concitato: “Madame, nous sommes perdus!”, per informarla dell’uccisione di suo marito Re Enrico IV da parte di un fanatico.
Di tempo per le lacrime però, in tutto quel trambusto, ce ne fu poco, perché la prima preoccupazione dei ministri del defunto sovrano fu la gestione di una situazione esplosiva, assicurando una trasmissione del potere il più possibile ordinata sulle esili spalle del nuovo sovrano, il novenne Luigi XIII.
Proprio per difendere il trono di quel bambino dagli appetiti dei principi del sangue, che avrebbero potuto reclamarlo per sé o riaccendere le guerre di religione che tanto avevano insanguinato la Francia durante la seconda metà del Cinquecento, i ministri convinsero Maria “qu’il n’était pas temps de pleurer, mais de penser à ses affaires et à celles du Roy” (“non c’era tempo per piangere, ma di pensare ai propri affari ed a quelli del Re”).
In fretta e furia dunque fu riunito il Parlamento per deliberare il conferimento della reggenza del Paese alla Regina, in nome e per conto di suo figlio Luigi XIII. Dopo Caterina mezzo secolo prima, la Francia iniziò ad essere nuovamente governata da un’italiana, appartenente anche lei alla Casata dei Medici.
Nata a Firenze nel 1575, Maria era la quinta delle figlie del Granduca di Toscana Francesco I e di sua moglie Giovanna d’Austria (vedi articolo in toscana.uno sulla “Genealogia della Famiglia Medici“). Venutole a mancare il babbo quando aveva dodici anni, crebbe alla corte di zio Ferdinando che, deposto l’abito cardinalizio, succedette al fratello nel governo del Granducato per un regno che sarebbe durato 35 anni ed avrebbe visto tanti successi, fra i quali anche le prestigiose nozze combinate fra la stessa Maria e il Re di Francia Enrico IV.
Quest’ultimo, che aveva esattamente il doppio degli anni della promessa sposa, era reduce dall’annullamento delle sue prime nozze con la “Regina Margot”, nelle cui vene scorreva per metà il sangue dei Medici, essendo figlia della defunta Caterina, e per metà dei Valois.
Scottato com’era dai burrascosi trascorsi con una moglie tanto bizzarra e una suocera quanto meno ingombrante, Enrico non era certo entusiasta d’“imbarcarsi” con un’altra Medici, ma a far cadere le sue resistenze giunse l’offerta di una colossale dote di 600.000 scudi d’oro, che spianò la strada alla fastosa cerimonia con cui il 5 ottobre del 1600 nel Duomo di Firenze il Cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di Papa Clemente VIII, unì in matrimonio per procura i due sposi novelli.
Quando il 9 dicembre successivo Enrico la vide per la prima volta a Lione, piccolo e mingherlino com’era, trovò Maria alta, imponente ed autoritaria, ma tenne comunque fede alla sua fama d’amatore ed onorò i doveri coniugali frequentando il talamo nuziale con la stessa regolarità con la quale frequentava quello delle sue numerose amanti, tanto che già nel settembre del 1601 vide la luce il Delfino, il futuro Luigi XIII.
Dopo l’assassinio del marito però i limiti caratteriali della nuova reggente non tardarono a manifestarsi. Senza avere le doti intellettuali e il fiuto politico dell’ava Caterina, Maria si trovò infatti a governare un Paese in subbuglio, facendo spesso torto al buon senso.
Si fece irretire da una coppia di “consiglieri” maneggioni e corrotti che s’era portati appresso da Firenze, l’amica d’infanzia Eleonora Dori Galigai e suo marito, un bellimbusto che di nome faceva Concino Concini.
A Parigi, se si voleva ottenere un impiego, un favore o anche un’udienza con la reggente, ci si dovette rassegnare a passare per le fameliche grinfie di questa coppia di “italiens”, che si fecero odiare da tutti.
Maria però riuscì a pescare fra tanti anche un vero e proprio “jolly”, cioè il giovane vescovo Armand-Jean du Plessis de Richelieu, che grazie a lei entrò nel ristretto consiglio della Corona, così iniziando la folgorante ascesa sociale che l’avrebbe fatto diventare primo ministro di Francia con Luigi XIII. L’astuto Richelieu questa carica l’avrebbe mantenuta fino alla morte che, guadagnandosi così la berretta cardinalizia e diventando uno degli uomini più influenti e temuti di tutta Europa.
Peccato che proprio la sua “creatura” le si sarebbe rivoltata contro ordendo il colpo di stato che nel 1617, dopo l’assassinio del Concini e la condanna a morte per stregoneria della Galigai, permise a Luigi XIII, diventato maggiorenne, di governare la Francia senza più la supervisione della madre, richiusa come prigioniera de facto nel Castello di Blois.
Da qui Maria riuscì ad evadere calandosi da una finestra appesa alla classica corda, che però sotto il suo peso giunonico per poco non si ruppe, iniziando una vita da raminga. La rottura definitiva fra lei e il figlio, dopo una momentanea riconciliazione, l’avrebbe costretta ad una nuova fuga dal Castello di Compiègne nel 1631 (1), questa volta in abiti da domestica, per chiedere asilo prima nei Paesi Bassi e poi a Colonia.
Qui morì il 3 luglio del 1642 sola, dimenticata da tutti e sommersa dai debiti in una stamberga messale a disposizione dall’amico pittore Rubens.
Soltanto dopo la morte del Richelieu le sue spoglie avrebbero potuto riposare accanto a quelle del marito, in Francia, un Paese che comunque un po’ di riconoscenza avrebbe dovuto averla nei suoi confronti.
Grazie al suo gusto tutto italiano la Francia si arricchì infatti di meravigliose opere d’arte, fra cui il “Palais du Luxembourg” (2) fatto costruire come residenza personale dove riunire una corte d’artisti di tutto rispetto, fra i quali i pittori fiamminghi Rubens, Van Dyck, Van Egmont e Pourbus il giovane, oltre all’italiano Orazio Gentileschi ed il francese Vouet.
E se ora il Louvre trabocca di tanti dipinti dei più famosi pittori di quegli anni, in primis gli italiani Guido Reni, il Guercino e Pietro da Cortona, il merito è anche di Maria de’Medici, che sguinzagliò i suoi esperti d’arte ad acquistare capolavori in tutta Europa.
NOTE
(1) La politica di Richelieu, nel contesto della guerra dei trent’anni che vedeva ormai contrapposto l’impero ai paesi protestanti tedeschi e europei, finalizzata com’era a una contrapposizione verso i protestanti sul fronte interno (assedio di La Rochelle) ma ostile all’impero sul fronte estero, si rivelò ben presto contraria al tradizionale indirizzo filoasburgico di Maria e rovesciò tutte le alleanze spagnole fino ad allora consolidate. Maria cercò di opporsi in ogni modo, ricorrendo anche ad un complotto contro il Richelieu insieme al figlio Gastone e ad altri membri della nobiltà (il cosiddetto Parti dévot, cioè Partito devoto)
Il complotto consistette nel far disapprovare al re il piano di alleanze con i paesi protestanti contro gli Asburgo, progettato dal Richelieu, per far cadere quest’ultimo in disgrazia di fronte al re stesso. La congiura riuscì a metà, poiché, venutone a conoscenza, il Richelieu riuscì, in un colloquio con Luigi XIII, a convincere il re a ritornare sulle sue decisioni ed a punire i congiurati.
L’epilogo si ebbe l’11 novembre 1630, quando la posizione dei nemici del cardinale fu rovesciata, Richelieu fu confermato nella sua carica di primo ministro e la regina madre mandata in esilio agli arresti domiciliari a Compiègne (inizio 1631). Quel giorno passò alla storia con il nome di giornata degl’ingannati (Journée des Dupes).
(ndr da Wikipedia)
(2) PALAIS DU LUXEMBOURG – Il nome del palazzo deriva da un primo edificio eretto nella metà del XVI secolo e appartenuto a François de Luxembourg, primo Duca di Piney-Luxembourg. Maria de’ Medici acquistò il palazzo e la tenuta detta del Lussemburgo, nel 1612.
Alla fine della sua reggenza, quando suo figlio Luigi XIII divenne maggiorenne, volle un palazzo in una zona allora periferica, come aveva fatto la sua lontana parente Caterina de’ Medici (vedi articolo in Toscana.uno: “La storia (culinaria) di Caterina de’ Medici”) con il palazzo delle Tuileries. Così nel 1615 commissiona la costruzione della residenza all’architetto Salomon de Brosse (Verneuil-en-Halatte 1571 – Parigi 1626).
Dopo aver fatto abbattere numerose case e una parte del vecchio palazzo, detto oggi Petit-Luxembourg, Maria de’ Medici posa la prima pietra il 2 aprile 1615[2].
L’edificio, importante esempio di architettura barocca francese, ha una pianta a “U” con un porticato al pian terreno e due ali laterali dove erano situati gli appartamenti privati della regina. Ricorda sia palazzo Pitti di Firenze (per l’uso del bugnato) sia alcune delle ville di campagna della famiglia Medici, circondata dai vasti giardini del Lussemburgo.
Ma il cantiere viene tolto a Salomon de Brosse e, su Consiglio della regina-madre, viene affidato a Marin de la Vallée (Parigi 1560/1584-1655) il 26 giugno 1624 per terminarne i lavori secondo i progetti originali.
Maria de’ Medici si trasferisce nel palazzo già nel 1625, al primo piano dell’ala ovest, anche se il cantiere non è ancora terminato.
I lavori di edificazione vennero, probabilmente, terminati nella primavera del 1626, e nel giugno dello stesso anno si inizia il completamento del cortile. In seguito si prosegue con la decorazione interna.
L’ala occidentale era destinata alla regina, mentre quella orientale a suo figlio, Luigi XIII. Nel 1621 la regina commissiona il grande Ciclo di Maria de’ Medici a Pieter Paul Rubens (Siegen 1577 – Anvera 1640), una serie di 24 tele atte alla decorazione degli appartamenti. Era composto da due cicli, uno sulla vita della regina, destinato alle sue stanze, e uno sulla vita di Enrico IV, mai terminato. Oggi sono esposti al Museo del Louvre.
L’allestimento degli interni non era ancora stato terminato quando, nel 1631, Maria de’ Medici dovette lasciare il palazzo al momento dell’esilio emesso da suo figlio stesso in seguito alla Journée des Dupes (vedi nota 1).
BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA
- Robert E. Hallowell, The Role of French Writers in the Royal Entries of Marie De’ Medici in 1600, Studies in Philology, Vol. 66, No. 2 (Apr., 1969), pp. 182-203
- Michel Carmona, Marie de Médicis, Paris, Fayard, 1981.
- Maria Luisa Mariotti Masi, Maria de’ Medici, Milano, Mursia, 1994.
- André Castelot, Maria de’ Medici – Un’italiana alla corte di Francia, Milano, Rizzoli, 1996.
- Philippe Delorme, Marie de Médicis, Pygmalion, 1998.
- Guido Gerosa, Il Re Sole. Vita privata e pubblica di Luigi XIV, Milano, Mondadori, 1998.
- Paola Bassani, Maria de’ Medici, Somogy, 2003.
- Benedetta Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne, Milano, Adelphi, 2007.
- Stefano Tabacchi, Maria de’ Medici, 2012, Salerno editrice, Roma.
- Stefanelli Sciarpetti, Maria de’ Medici e il Cardinale Richelieu. Il Conflitto, Trento, Edizioni del Faro, 2016
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