Scriviamo questo articolo su Napoleone “Buonaparte” non tanto perché sia un illustre cittadino della Toscana, ma in quanto le sue lontane origini, pur controverse, hanno sicure radici anche in Toscana.

Napoleone “Bonaparte” (cognome cambiato “a la francese“) è stato sicuramente uno dei più grandi strateghi e comandanti militari della storia, anche se le sue conquiste sono oscurate dalla sua mania di grandezza e dai “furti” di opere d’arte che ha fatto durante le sue conquiste. Soltanto da Venezia si dice che Napoleone abbia “trafugato” circa 4.000 opere puntigliosamente inventariate in alcuni documenti. Queste opere, che ora si trovano sparse nel mondo, e non soltanto al Louvre, sono il biglietto da visita della bellezza del nostro paese nel mondo, ma anche il perenne ricordo delle manie di un despota illuminato con gravi problemi di identità e di carattere.

Ma c’è un’altra ragione per cui la storia di Napoleone si intreccia con la Toscana, ed è forse la più importante e riguarda uno dei nostri comuni isolani: la Capraia.

Come spiegheremo più avanti, il padre di Napoleone era un fedele seguace e segretario di Pasquale Paoli, l’indipendentista còrso che causò la chiamata dei francesi da parte di Genova e il Trattato di Versailles con il quale il re Luigi XIV si teneva la Corsica restituendo la Capraia, occupata dai rivoltosi còrsi.

Fatta questa doverosa premessa veniamo alle origini di Napoleone BUONAPARTE che si intrecciano con la Toscana.

Esistono due teorie relative alle origini della famiglia Buonaparte.

La prima sostiene che i Buonaparte discenderebbero da una famiglia di Sarzana che intorno al 1400 sposò una delle figlie di Niccolò Malaspina Marchese di Verrucola e Fivizzano. (per conoscere tutta la genealogia dei Malaspina potete leggere il nostro articolo “I Malaspina” – https://toscana.uno/i-malaspina)

La seconda, sostenuta da Luigi Passerini (1816-1877 – direttore della Biblioteca Magliabechiana di Firenze), descrive in un intero libro che il ramo dei Buonaparte discenderebbe dai Cadolingi di Borgonuovo, Signori di Fucecchio in Toscana, presenti in loco dal X secolo. La linea dei Buonaparte si era portata a Sarzana da prima del 1264.

Carlo Maria Buonaparte

Ritratto di Carlo Maria Buonaparte. attribuito a Anton Raphael Mengs – Maison Bonaparte, Ajaccio

Questa tesi è avvalorata dal fatto che il padre di NapoleoneCarlo Maria Buonaparte, avvocato, laureatosi all’Università di Pisa, aveva effettuato ricerche araldiche per ottenere presso i lontani parenti di San Miniato (Pisa) una patente di nobiltà che gli conferisse prestigio in Patria e gli permettesse di meglio provvedere all’istruzione dei figli. In realtà già nel suo atto di battesimo, redatto ad Ajaccio in lingua italiana, viene attestata la nobiltà della famiglia e si riporta il cognome Buonaparte, prova che esso non era definitivamente fissato nella forma Bonaparte, mentre nei successivi atti, in italiano, relativi a Paola e a Luigi Napoleone il cognome, ancora nella forma Bonaparte, è preceduto dalla particella “de“.

Carlo Maria Buonaparte dopo l’Università di Pisa e di Roma, completò gli studi di etica ad Ajaccio nell’Università della Corsica appena fondata da Pasquale Paoli, indipendentista corso, che causò la disfatta di Genova e la chiamata dei francesi. Carlo Maria fu anche segretario personale di Pasquale Paoli, a partire dal 1767. Nel 1769, dopo che la Francia ebbe il pieno controllo della Corsica, Carlo Maria, insieme ad una delegazione di famiglie corse, incontrò il conte di Vaux Corte per negoziare la loro sottomissione. Carlo quindi cambiò partito e abbracciò con decisione la causa francese. Il 20 settembre 1769 fu nominato assessore della corte reale di Ajaccio e del suo distretto. La nuova amministrazione francese creò un Ordine Corso della nobiltà nell’aprile del 1770. Carlo s’era già procurato, assieme ad altri membri della sua famiglia, il titolo di “Nobile Patrizio di Toscana” facendo effettuare ricerche araldiche presso i propri lontani parenti di San Miniato (Pisa). Su tale base fu accettato come membro della nuova nobiltà corsa il 13 settembre 1771, anche grazie al sostegno del governatore francese, il Conte de Marbeuf.

Questa affermazione è contestata da Hansmartin Schwarzmaier che nel “Dizionario Biografico degli Italiani” (vol. 16, 1973) scrive: «Ma la confusione più grande l’ha provocata lo studio del fiorentino Passerini, che nel 1856 fece risalire l’albero genealogico dell’allora regnante Napoleone III direttamente ai Cadolingi. La sua argomentazione, allora molto apprezzata, si basava su un documento (conservato nell’Archivio di Stato di Firenze), del 15 maggio 1235, redatto a Fucecchio, secondo il quale un certo Jamfaldus di Firenze avrebbe fatto, per sé e per la sua famiglia, una donazione all’ospedale di Rosaia. Come figlio di Jamfaldus viene nominato un “Willielmo qui nuncupatur Bonaparte”, e come fondatore dell’ospedale il gran conte Ugo, un antenato (abavus) di Jamfaldo. Basandosi su questo documento il Passerini stabilì un legame tra la casa Bonaparte e i C. e pensò di poter risolvere anche gli altri problemi genealogici. Non sappiamo se il Passerini, che dirigeva la Biblioteca Magliabechiana di Firenze ed aveva una lunga esperienza di studio su manoscritti, non si sia accorto che il documento del 1235 era una grossolana falsificazione moderna, o se, contro ogni evidenza, egli volesse attenersi ad esso per rendere omaggio con la sua opera all’imperatore francese. In ogni caso la sua costruzione genealogica non regge ad un esame critico e lo studio degli avvenimenti relativi alla famiglia dei Cadolingi si deve limitare perciò ai due secoli compresi tra il 923 e il 1113, durante i quali furono una delle famiglie più potenti di Toscana».

 

Come abbiamo visto, sia la tesi di Luigi Passerini, peraltro avvalorata dai certificati che Carlo Maria Buonaparte, si è procurato per accreditarsi come nobile (veri o falsi, comprati o prodotti da archivi), sia la genealogia facilmente reperibile in rete e che avvalora la tesi di Hansmartin Schwarzmaier, trovano radici in Toscana. In questa seconda infatti troviamo sia Apollonia Malaspina dei Marchesi di Verrucola e Fivizzano (originaria dei feudi Malaspina in provincia di Massa), sia Caterina Castelletto di Pietrasanta (originaria della Versilia, provincia di Lucca).

 

Pubblichiamo, qui di seguito, l’albero genealogico del ramo “Sarzanese” e poi quello che si sviluppa in Corsica a partire dalla metà del ‘500.

Albero genealogico "sarzanese" di Buonaparte

Albero genealogico “sarzanese” di Buonaparte

 

Da Gabriele Buonaparte inizia la dinastia còrsa dei Buonaparte:

Dinastia còrsa della famiglia Buonaparte

Dinastia còrsa della famiglia Buonaparte

15 giugno 1768 – Trattato di Versailles – la Corsica passa al re di Francia

 

Come abbiamo accennato nella premessa, esattamente un anno prima della nascita di Napoleone, il 15 giugno 1768, la Repubblica di Genova firmava il Trattato di Versailles con il quale saldava il debito circa due milioni di lire genovesi per l’aiuto dato dalle truppe francesi a Genova per sedare la rivolta dei còrsi promossa da Pasquale Paoli.

Con l’autorizzazione (o meglio: la richiesta di aiuto) Genova autorizzava l’occupazione francese della Corsica quale garanzia per i debiti contratti verso il re di Francia Luigi XV. In compenso la Francia prometteva a Genova la definitiva restituzione entro tre anni dell’isola di Capraia, in quel momento occupata dai ribelli corsi.

Possiamo quindi dire che Genova (e l’Italia) ha perso la Corsica, in cambio della restituzione dell’isola di Capraia che presto entrerà a far parte della Toscana.

Bisogna ricordare che la costa dell’isola di Capraia si trova a 64 km da Livorno, 52 km dal promontorio di Piombino, a 39 km dall’isola di Gorgona, a 33 km dall’isola d’Elba e a soli 27 km dalla Corsica. Non è quindi così scontato che l’isola, oggi comune della Toscana, fosse oggetto di uno scambio fra la Repubblica di Genova e la Francia, dove sul piatto c’era anche la Corsica. Capraia era un isola semideserta, in mezzo al mar Ligure, distante dagli altri territori, ma proprio per questo aveva una sua funzione strategica, oltre che una sua storia, prima con Pisa e poi sotto Genova. Probabilmente è stato un tentativo di Genova di non perdere proprio tutto, scaricandosi della Corsica che era una “patata bollente” e recuperando la Capraia che era un punto d’appoggio e un tentativo di salvare l’orgoglio dopo la sconfitta con i ribelli còrsi.

Distanze fra l'isola di Capraia e i territori circostanti

Distanze fra l’isola di Capraia e i territori circostanti

 

Per una coerente conclusione di questo articolo pubblico una mia fotografia nella quale si vede l’alba che sorge sopra l’isola di Capraia ripresa dalla frazione di Bettolacce e, in primo piano, il porto di Macinaggio in Corsica.

 

a cura di Claudio Del Lungo

 

Alba sull'isola di Capraia dalla Corsica

Alba sull’isola di Capraia. In primo piano il porto di Macinaggio in Corsica.