Lajatico è un comune della provincia di Pisa (PI) con 1.303 abitanti al 1° gennaio 2020 e si estende su di una superficie di 7.265,91 ettari equivalenti a 72,66 Km2. La densità media della popolazione è di 17,93 abitanti per Km2 (la densità media della Toscana è di 161,95 ab/km2, mentre la densità media dell’Italia è di 199,44 ab/km2 – fonte: ISTAT).
Il capoluogo si trova a circa 200 metri sul livello del mare e dista 47 km dal capoluogo di provincia (circa 50 minuti di auto) e a 82 km da Firenze (circa 1 ora e 20 minuti di auto).
Il territorio comunale confina a Nord con i comuni di Terricciola e Peccioli (PI), a Est con il comune di Volterra (PI), a Sud con il comune di Montecatini Val di Cecina (PI), a Ovest con i comuni di Chianni e Riparbella (PI).
Il patrono del comune è San Leonardo Limosino (Leonardo di Noblac, eremita di Limoges) e viene festeggiato il 6 novembre.
Un po’ di storia
Il centro abitato di Lajatico (già Ajatico in Val-d’Era, Castr. Ajatici e Lajatici) si sviluppa sulla sommità di un poggio interposto fra i torrenti Sterza e Ragone alla sinistra del fiume Era
La più antica memoria scritta che con certezza riguarda Lajatico risale al secolo XII e riguarda il castello di Lajatico di Val d’Era che apparteneva ai conti Pannocchieschi d’Elci, giacché il Conte Ranieri Pannocchia, figlio del Conte Ugolino d’Elci, e la Contessa Sibilla sua consorte, mediante un rogito del 22 genn. 1139 alienarono a favore di Adimaro Adimari, vescovo di Volterra, la loro parte di Lajatico e di altri castelli in Val d’Era.
Un’altra porzione di Lajatico fu ceduta, nel genn. del 1160, dal Conte Guglielmino, della stessa consorteria dei Pannocchieschi, a Galgano vescovo di Volterra. Finalmente il successore di quest’ultimo prelato, il potente Ildebrando Pannocchieschi, vescovo e signore di Volterra, poté ottenere da Arrigo VI[1] un diploma (26 agosto 1186 – ma questa data non corrisponde al periodo di Imperatio di EnricoIV che fu dal 1191 al 1197), con la quale acquistò la giurisdizione politica sopra molti paesi della sua diocesi, fra i quali Lajatico, Peccioli, Ghizzano, Legoli e di molte altre corti e paesi del vescovado di Volterra.
Un simile privilegio fu posteriormente concesso al Comune di Pisa da Ottone IV[2] (anno 1209) e successivamente anche da Carlo lV[3] (anno 1355).
Con atto pubblico del 21 dicembre 1284, 22 castelli, fra i quali Lajatico e sei ville del vescovado volterrano, passarono sotto il controllo della Repubblica di Firenze, per il tempo e termine di nove anni e undici mesi.
Non era però corso ancora un decennio che alla pace di Fucecchio (12 luglio 1293) il paese di Lajatico con molti altri della Val d’Era furono riconsegnati a Pisa dal governo di Firenze
Ma il castello di Lajatico, nell’agosto 1362, tornò nuovamente sotto il controllo di Firenze attraverso un presidio. Con la morte del presidio Lajatico tornò ad ubbidire ai diversi reggitori di Pisa fino alla cacciata di Gabbriello Maria Visconti.
Nel luglio del 1405, Pietro Gaetani, uno dei potenti cittadini pisani, occupò con le armi i castelli di Lajatico, di Orciatico e di Pietra Cassa, tre luoghi che pochi mesi dopo lo stesso Gaetani, a favorevoli condizioni, riconsegnò ai Dieci di Balìa della Repubblica fiorentina con l’obbligo di pagare una retta annua di 200 fiorini, e di presentare nel giorno di S. Giovan Battista a Firenze il tributo di un cero di libbre 15.
Nel 1644 il Castello di Lajatico, insieme ad altri e alle loro pertinenze, furono concessi in feudo con titolo di marchesato dal Granduca Ferdinando II al nobile fiorentino Bartolommeo del fu senatore Filippo Corsini “… per esso, per i di lui figli e discendenti maschi, con ordine di primogenitura, contro il prezzo di scudi 10.150”.
Al marchesato di Lajatico fu quindi incorporata la vicina tenuta dello Spedaletto, che lo stesso Bartolommeo Corsini aveva già acquistato nel 1607 per scudi 31.000 da Alberigo Cybo principe di Massa e Carrara.
Il marchesato di Lajatico dopo la legge del 21 aprile 1749 sopra i feudi granducali ritornò, in quanto alla giurisdizione civile, sotto l’autorità del Granduca costituendo finalmente una delle comunità del Granducato.
Teatro del Silenzio
Il “Teatro del Silenzio” è un anfiteatro naturale ricavato nella splendida cornice delle colline di Lajatico, nato per volontà dell’Arch. Alberto Bartalini e del Maestro Andrea Bocelli.
Un progetto “silenzioso”, in uno spazio che per quasi un intero anno resta intatto nella sua perfetta armonia, animandosi per pochi giorni di personaggi del bel canto, della musica e della danza, nazionali ed internazionali.
Alcune opere di arte contemporanea si alternano e lo affiancano distinguendosi nelle colline di argille plioceniche della Val d’Era.
Un piccolo gioiello paesaggistico dell’entroterra Volterrano nel cuore della Toscana.
NOTE
[1] Arrigo o Enrico VI di Hohenstaufen (Nimega 1165 – Messina 1197) è stato re di Germania (1190-1197), Imperatore del Sacro Romano Impero (1191-1197) e re di Sicilia (1194-1197) col nome di “Enrico I di Sicilia“. Figlio di Federico Barbarossa, sposò Costanza d’Altavilla con la quale ebbe un figlio, Federico II – Stupor Mundi (1194-1250), che fu Re di Sicilia, Duca di Svevia, e Imperatore del Sacro Romano Impero fra il 1220 e il 1250.
[2] Ottone IV di Brunswick (Argentan 1175 – Harzburg 1218) è stato re di Germania dopo la morte di Enrico VI dal 1198 e Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1209. Fu l’unico imperatore di fazione guelfa, ma fu scomunicato nel 1210 e deposto nel 1215 da papa Innocenzo III per cedere la corona imperiale al giovane Federico Hohenstaufen.
[3] Carlo IV di Lussemburgo (Praga 1316 – 1378) è stato Re dei Romani (con il nome di Carlo (Karl) IV dal 1346 al 1378), Imperatore del Sacro Romano Impero (dal 1355 al 1378).
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