Le numerose attività manifatturiere e finanziarie della città cominciarono ad organizzarsi in sindacati, definiti “corporazioni”, nel XII secolo. Queste corporazioni raccoglievano tutti gli appartenenti alla stessa categoria produttiva o professionale.

Il diverso peso economico e numerico delle corporazioni portò alla suddivisione in Arti Maggiori e Arti Minori.

Giovanni Villani[1] scrisse che “Firenze fu il centro di una così grande cultura perché fu la sede delle maggiori libertà che erano allora possibili”.

Infatti alle Arti si deve affiancare lo sviluppo di una delle forme di governo più “democratiche” del medioevo e il mecenatismo che i ricchi mercanti e banchieri seppero donare alla bellezza della città.

Tutti questi fattori illuminarono Firenze come una delle più importanti città, sia dal punto di vista economico, che artistico e culturale, del continente.

Le Arti furono quindi la forma medievale organizzata di tutte le attività economiche cittadine: commercio, finanza, industria manifatturiera e artigianato.

La prima Arte di cui si ha notizia riguardo alla sua formazione è quella di Calimala, nel 1150, mentre intorno al 1193 risultavano esistenti già sette corporazioni, strutturate in modo pressoché identico.

I membri di ogni corporazione eleggeva un consiglio composto da un certo numero di Consoli, tra cui veniva eletto un capo che ne curava tutti gli interessi.

L’ingresso nelle corporazioni era regolato da precise condizioni, quali essere figli legittimi di un membro della stessa arte, dare prova della propria abilità artigiana e pagare una tassa.

Ciascuna arte aveva il proprio Statuto, con pieno valore di legge, e poteva emettere sentenze nelle controversie tra i membri o tra questi e i loro sottoposti (quelle delle Arti Maggiori erano considerate inappellabili).

Nel trecento venne creato il cosiddetto Tribunale di Mercatanzia, per le cause tra gli appartenenti alle diverse corporazioni. Le arti proteggevano i propri membri dalla concorrenza di altre città o da persone non appartenenti alla corporazione, e garantivano la qualità del lavoro con un’attenta opera di supervisione sulle diverse botteghe.

Le Arti si occupavano inoltre di organizzare l’orario di lavoro, stabilendo i giorni festivi, e di alcuni servizi pubblici. Nel corso del quattrocento istituirono persino il corpo delle Guardie di città che reprimeva le frodi e si occupava dell’organizzazione di fiere e mercati, oltre a proteggere le vie durante la notte.

Fin dall’inizio, però, le Arti non ebbero tutte pari dignità; inizialmente divise in sette Arti Maggiori e quattordici Arti Minori, alcune di queste ultime divennero successivamente Arti Medie.

Gli appartenenti alle Arti Maggiori erano imprenditori, importatori di materie prime, esportatori di prodotti finiti, banchieri, commercianti e professionisti come giudici, notai e medici; gli appartenenti alle Arti Minori erano tutti i maestri d’opera ed i loro lavoranti occupati nella lavorazione del ferro, cuoio, legno, e nel settore alimentare in genere.

Ci furono però anche dei mestieri che non raggiunsero mai la condizione di arte indipendente, ma dovettero associarsi a quelle già esistenti, come accadde nel caso dei pittori, che normalmente si iscrivevano all’Arte dei Medici e Speziali.

 

6.1 Le Arti Maggiori

Le sette corporazioni che presero il nome di Arti Maggiori, si erano costituite tra la seconda metà del XII secolo e la prima metà del XIII secolo, staccandosi progressivamente dalla corporazione “madre” di Calimala (o dei Mercatanti): prima nacque l’Arte del Cambio, poi quella dei Giudici e dei Notai e della Lana. Successivamente si unirono l’Arte della Seta (o di Por Santa Maria), dei Medici e Speziali e quella dei Vaiai e Pellicciai.

Finché ciascuna di esse acquistò una propria specifica fisionomia, fissata dalle norme contenute nei loro statuti, che ne regolavano il funzionamento e gli organi di rappresentanza. Nel 1266 la sede principale delle Arti Maggiori era ancora Calimala e in quell’anno venne deciso che queste associazioni si organizzassero in modo ancora più stabile, ognuna con il proprio gonfalone, sotto il quale radunare all’occorrenza il popolo in armi.

Gli iscritti a queste corporazioni si trovarono a gestire e ad amministrare grandi interessi e riuscirono a creare rapporti commerciali e finanziari in molte parti del mondo; il loro primato a livello economico li condusse entro la fine del duecento alla guida della Repubblica fiorentina, alla cui grandezza e splendore contribuirono significativamente dando il via a tutta quella serie di lavori pubblici che ancora oggi restano a testimoniare la ricchezza e la potenza della città.

 

6.2 Le Arti Minori

Le quattordici corporazioni dette Arti Minori cominciarono a costituirsi separatamente, ciascuna con un proprio statuto, solo dopo la metà del duecento; inizialmente, infatti, erano tutte riunite e confederate in un’unica associazione, con una rappresentanza in comune, ma dal 1266 in poi iniziarono ad assumere ciascuna una propria identità specifica: l’Arte dei Vinattieri nacque proprio in quell’anno. L’Arte dei Calzolai esisteva già nel 1273 e le prime notizie sull’Arte dei Cuoiai e Galigai risalgono al 1282.

Gli iscritti alle Arti Minori furono molto numerosi e in certi casi radunarono anche gli appartenenti ad altre categorie professionali, o perché con esse esisteva una certa affinità di mestiere o perché, essendo politicamente irrilevanti, cercavano l’appoggio di quelle già ufficialmente riconosciute.

Trattandosi però di corporazioni di carattere prettamente artigianale, le cui attività venivano esercitate praticamente solo a livello locale, il loro coinvolgimento nella vita politica cittadina fu generalmente più limitato rispetto a quello delle Arti Maggiori e, pur avendo contribuito in modo significativo all’affermazione del guelfismo, rimasero sempre relegate in questa condizione di “minorità”.

È per questo che, nonostante l’operosità ed il pregio dei manufatti prodotti da alcune di queste Arti, rinomati anche fuori Firenze, i nomi dei loro soci appaiono in modo solo sporadico ed occasionale tra gli eletti alle magistrature cittadine.

Oltre a quelle già citate in precedenza, fra le quattordici Arti Minori ricordiamo: Arte dei Beccai, Arte dei Fabbri, Arte dei Maestri di Pietra e Legname, Arte dei Linaioli e Rigattieri, Arte degli Albergatori, Arte degli Oliandoli e Pizzicagnoli, Arte dei Corazzai e Spadai, Arte dei Correggiai, Arte dei Legnaioli, Arte dei Chiavaioli, Arte dei Fornai, Arte dei Ciompi, Arte dei Tintori, Arte dei Farsettai, Arte dell’Agnolo.

Le Arti, con un sistema di elezione a sorteggio, esprimevano le cariche politiche e di polizia della città.

Dalle Arti erano esclusi i nobili che non erano molto contenti della loro esclusione visto che erano chiamati per primi a difendere la città in quanto cavalieri. Le Arti esprimevano anche loro un popolo armato e spesso a cavallo, quando era necessario difendere la città, ma non essendo la loro professione non erano paragonabili, nell’arte della guerra, ai nobili che lo facevano per sport e per professione.

 

NOTE

[1] Giovanni Villani (Firenze, 1280 – Firenze, 1348) è stato un mercante, storico e cronista italiano, noto soprattutto per aver scritto la Nuova Cronica, un resoconto storico della città di Firenze e delle vicende della sua epoca.