Giorgio Vasari nasce ad Arezzo il 30 luglio 1511 da una famiglia originaria di Cortona a cui attribuisce nobili tradizioni d’arte. Infatti, in alcune edizioni de “Le vite”, la sua opera biografica che lo ha consacrato ai posteri (naturalmente insieme alle numerose altre opere d’arte), pubblica la vita di un pittore, tal Lazaro de’ Taldi o Lazaro Vasari, che afferma essere uno “… de’ suoi maggiori”.
I “maggiori” a quell’epoca erano gli antenati, e Lazaro Vasari sarebbe stato il bisnonno di Giorgio Vasari, nato in provincia di Arezzo nel 1399 e vissuto fino al 1468
Vasari narra che Lazaro fu un pittore “…amicissimo e fido compagno di Pietro della Francesca”, con il quale collaborò ad Arezzo e che lavorò alla chiesa dei Servi di Perugia, lavorando anche con Niccolò Piccinini.
Giorgio Vasari quindi si iscrive ad una discendenza di artisti che lo ispira lo rende orgoglioso e “… me lo dimostra la contentezza che io sento in me di aver trovato tra’ miei passati Lazaro Vasari, pittor famoso ne’ tempi suoi, e non solamente nella sia patria, ma in tutta la Toscana ancora.”
Ma Vasari è un grande artista a prescindere dagli antenati ed è stato grande in diverse arti come la pittura e l’architettura, ma forse è stato reso famoso dal fatto che è stato il primo a scrivere una biografia degli artisti della sua epoca (dal trecento al cinquecento) nel rinomato “Delle vite de più eccellenti architettori, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino ai tempi nostri: descritto in lingua Toscana, da Giorgio Vasari pittore aretino. Con una sua utile e necessaria introduzione a le loro arti”.
In realtà di questa grande opera letteraria, più comunemente nota come “Le vite”, troviamo in circolazione diverse edizioni, ognuna delle quali differisce dalle altre per alcune biografie, per la denominazione e per testi leggermente differenti. È noto infatti come, fino all’avvento della stampa a caratteri mobili, le trascrizioni dei testi subissero aggiustamento ad opera degli scrivani che, a mano, duplicavano copie delle opere, apportando sempre qualche modifica, a volte secondo lo stile dell’epoca, a volte secondo i propri gusti.
In questo caso però troviamo anche biografie diverse, proprio come quella di Lazaro Vasari, che è presente nell’edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino di Firenze del 1550
Di fatto Giorgio Vasari è stato il primo storico dell’arte.
Biografia di Giorgio Vasari
Nasce quindi ad Arezzo figlio di Antonio Vasari, mercante di tessuti, e di Maddalena Tacci. Giovanissimo frequenta la bottega aretina del francese Guillaume de Marcillat (La Châtre, 1470 – Arezzo, 1529), pittore di vetrate di buon talento; nello stesso periodo, frequentò le lezioni del poligrafo Giovanni Pollio Lappoli (Arezzo 1465 – 1540), dove ricevette una prima educazione umanistica, e si cimentò anche nell’architettura, realizzando il basamento dell’organo del Duomo detto Nuovo, ove si mostrò assai sensibile alle influenze michelangiolesche della tomba di papa Giulio II (nato Giuliano della Rovere, Albisola 1443 – Roma, è stato il 216° papa della Chiesa cattolica dal 1503 alla sua morte).
All’età di 13 anni, nel 1524, si trasferisce a Firenze, si dice su consiglio del cardinale di Cortona Silvio Passerini (Cortona 1469 – Città di Castello 1529), tutore di Ippolito (Ippolito di Giuliano de’ Medici, Urbino 1511 – Firenze 1535) e Alessandro de’ Medici (detto il Moro, Firenze 1510 – 1537).
Introdotto dal Passerini nella cerchia della corte medicea, Vasari approfondì la propria educazione umanistica, passando sotto la guida del letterato Pierio Valeriano (Belluno 1477 – Padova 1558); fu, inoltre, un frequentatore assiduo della bottega di Andrea del Sarto (Andrea d’Agnolo di Francesco di Luca di Paolo del Migliore Vannucchi, Firenze 1486 – 1530) e dell’accademia di disegno di Baccio Bandinelli (Bartolommeo Brandini, detto Baccio Bandinelli, Firenze 1488 – 1560), artisti che gli fornirono strumenti essenziali, quali la perizia disegnativa e la capacità di composizione prospettica.
Negli anni fiorentini, che egli ricorderà come i più felici della sua vita, Vasari conobbe inoltre Francesco Salviati (Francesco de’ Rossi, detto Il Salviati, Firenze 1510 – Roma 1563) del quale godette l’amicizia per il comune interesse verso le opere dell’antichità classica.
Purtroppo nel 1527 morì il padre Antonio e Giorgio dovette ritornare ad Arezzo attraversando un periodo di grandi difficoltà economiche dovendo farsi carico anche della madre e dei fratelli minori. In questi anni realizzò diverse pale d’altare per raggranellare i soldi necessari per poter vivere
In questi anni ad Arezzo incontra Rosso Fiorentino (Giovan Battista di Jacopo di Gasparre, detto il Rosso Fiorentino, Firenze 1494 – Fontainebleau 1540), anche lui allievo di Andrea del Sarto, costretto all’esilio per i suoi modi anticonformisti e per un debito che aveva contratto che non poteva saldare.
Insieme a Francesco Salviati lavora nella bottega di intagliatore intarsiatore di legno di Raffaele da Brescia (Brescia 1479 – Roma 1539) e poi di Vittorio Ghiberti (Vittorio di Bonaccorso Ghiberti – bisnipote di Lorenzo Ghiberti, autore della Porta del paradiso del battistero di San Giovanni a Firenze – Firenze 1501 – 1543 ?).
Poco dopo, nel 1531, insieme a Francesco Salviati compie un viaggio a Roma per studiare le opere dell’antichità classica. Risale al 1532 la sua prima opera nota, la Sepoltura di Cristo, conservata ad Arezzo a Casa Vasari (la sua residenza oggi trasformata in un museo, visitabile), dipinto di committenza medicea.
L’artista è dunque già ben introdotto presso la cerchia dei Medici, tanto che nel 1534, a soli ventitré anni, dipinge il ritratto del duca di Firenze, Alessandro de’ Medici. Successivamente una Natività per l’eremo di Camaldoli, l’Allegoria dell’Immacolata Concezione per la chiesa di S.Apostoli a Firenze.
Nel 1540, l’importante banchiere Bindo Altoviti (Roma 1491 – 1557) gli commissiona una Immacolata Concezione, della quale si conserva agli Uffizi una replica autografa in dimensioni ridotte, a uso privato (l’opera fu tuttavia variamente replicata in virtù della sua grande fortuna).
Nel 1541, Vasari si trasferisce a Venezia su invito del suo amico nonché concittadino Pietro Aretino (Arezzo 1492 – Venezia 1556), dove, oltre a realizzare le scenografie per la “Talanta” di Pietro Aretino, Vasari esegue le decorazioni di Palazzo Corner-Spinelli.
Nel 1542, l’artista torna frequentemente ad Arezzo dove inizia ad affrescare gli ambienti della sua casa: l’opera sarà terminata nel 1548.
A partire dal 1546 però ritorna frequentemente a Roma per lavorare per il cardinale Alessandro Farnese (Paolo III, nato Alessandro Farnese, Canino 1468 – Roma 1549, è stato il 220° papa della Chiesa cattolica dal 1534 alla sua morte), per il quale esegue gli affreschi del salone del Palazzo della Cancelleria, con scene celebrative del suo pontificato.
Nel 1550, presso l’editore Torrentini, esce la prima edizione de “Le Vite”, in cui Vasari riordina tutto il materiale e le notizie raccolte dal 1540 sulla vita e sulle opere degli artisti.
L’anno successivo torna a Roma dove, fino al 1554 lavora con Bartolommeo Ammannati a Villa Giulia residenza estiva fuori porta di papa Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte, Roma 1487 – 1555, è stato il 221° papa della Chiesa cattolica dal 1550 alla morte) e alla decorazione della cappella con la tomba del cardinale Antonio del Monte (Antonio Maria Ciocchi del Monte, Monte San Savino 1461 – Roma 1533, è stato un cardinale italiano nominato da papa Giulio II), a San Pietro in Montorio.
In questi anni a Roma incontra Michelangelo mantenendo con questi uno stretto rapporto di stima e di amicizia che gli consentirà di scrivere la sua biografia, l’unica de “Le Vite” di un artista ancora in vita.
Vasari nel 1554 torna prima ad Arezzo, chiamato a progettare il coro del Duomo, e poi si trasferisce a Firenze con la famiglia, chiamato dal Duca Cosimo I de’ Medici (Firenze 1519 – 1574, è stato il secondo ed ultimo Duca della Repubblica Fiorentina, dal 1537 al 1569 successivamente primo Granduca di Toscana fino alla sua morte) che lo assume stabilmente a servizio.
Qui lavoro ad alcune delle sue opere più famose come la realizzazione degli Uffizi (iniziati nel 1560 e conclusi postumi nel 1580), allora sede amministrativa del ducato di Firenze, la realizzazione degli affreschi del Salone dei Cinquecento[1] adiacente a Palazzo Vecchio[2], del quale ebbe l’incarico di ristrutturalo e decorarlo nel 1555, insieme all’inizio dei lavori di costruzione del Corridoio Vasariano (vedi articolo sul Corridoio Vasariano))che avrebbe collegato Palazzo Vecchio, agli Uffizi (vedi articolo sulla Galleria degli Uffizi)e poi, attraversando l’Arno sopra il Ponte Vecchio, passare attraverso la Chiesa di Santa Felicita per giungere a Palazzo Pitti, nuova residenza dei signori di Firenze.
Sospesi i lavori nel 1556, intraprende un viaggio in Italia, al fine di raccogliere ulteriori informazioni per la seconda stesura delle “Vite”, che ultimerà dodici anni più tardi, nel 1568 presso l’editore Giunti.
Nel 1570 torna a Roma chiamato da Pio V (Antonio Michele Ghislieri, Bosco Marengo – AL, 1504 – Roma 1572), è stato il 225° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 7 gennaio 1566 alla sua morte), dove in soli otto mesi dipinge tre cappelle in Vaticano: la Cappella di San Michele, San Pietro Martire e Santo Stefano; contemporaneamente avvia la decorazione della Sala Regia.
Alla morte del pontefice Vasari torna a Firenze dove, dopo una lavorazione quasi decennale, conclude la decorazione del Salone dei Cinquecento. Gli viene successivamente affidato l’incarico di affrescare la volta della cupola Brunelleschiana di Santa Maria del Fiore, con un Giudizio Finale.
Tra il 1570 e il 1572, per Francesco I de’ Medici, esegue il Perseo e Andromeda, e nel 1572 riceve l’incarico di realizzare gli affreschi per decorare l’interno della Cupola di Brunelleschi del Duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze.
Dopo pochi mesi è richiamato a Roma da papa Gregorio XIII (Ugo Boncompagni, Bologna 1501 – Roma 1585, è stato il 226° papa della Chiesa cattolica dal 13 maggio 1572 alla morte) per proseguire la decorazione della Sala Regia.
Nel 1573, a Roma, mentre lavora all’ultimo incarico, prepara i disegni per la Cupola del Duomo fiorentino.
Nell’aprile del 1573 rientra a Firenze, dove viene inaugurato lo studiolo di Francesco I, di cui aveva iniziato le decorazioni.
Giorgio Vasari muore a Firenze il 27 giugno 1574.
La sua casa di Arezzo è oggi un museo a lui dedicato.
Tra le ultime opere, il progetto delle Logge di Piazza Grande in Arezzo (1570-72) e le decorazioni nelle tre cappelle Pie e nella Sala Regia in Vaticano (1571-73); incompiuta, per la sua morte, la decorazione della cupola del Duomo di Firenze, per la quale lasciò numerosi disegni.
Il Rinascimento di Vasari
Viene attribuito a Giorgio Vasari la denominazione del termine Rinascimento che ha contraddistinto un’epoca di grande sviluppo delle arti, della cultura e della società fiorentina, italiana ed in parte anche europea.
Nel suo libro dedicato alle “Vite de’ più eccellenti architettori, pittori et scultori italiani” Vasari usa per la prima volta, e per ben cinque volte nel proemio, il termine “rinascita” riferendosi alle arti e ai suoi artisti.
Dall’uso di questo termine nasce la denominazione di Rinascimento riferito a questo periodo storico.
L’Enciclopedia Treccani[3] definisce il Rinascimento il “periodo di storia della civiltà che ebbe inizio in Italia con caratteristiche già abbastanza precise intorno alla metà del 14° sec. e affermatosi nel secolo successivo, caratterizzato da una fruizione consapevolmente filologica dei classici greci e latini, dal rifiorire delle lettere e delle arti, della scienza e in genere della cultura e della vita civile e da una concezione filosofica ed etica più immanente.
I suoi limiti cronologici possono fissarsi con buona approssimazione tra la metà circa del Trecento e la fine del Cinquecento, anche se alcuni studiosi tendono a circoscrivere l’arco cronologico tra il 1400 e il 1550, altri tra il 1492 e il 1600.”
Wikipedia inquadra il Rinascimento fra l’inizio del quindicesimo secolo (quindi 1400) e la fine del sedicesimo (quindi 1599), mentre “sapere.it” il periodo storico, che va dalla fine del sec. XIV alla seconda metà del XVI (quindi dalla fine del 1300 al 1550-1600).
Il Gombrich (Ernst Hans Josef Gombrich, Vienna 1909 – Londra 2001), famoso storico dell’arte indica genericamente l’inizio del Rinascimento verso il primo quattrocento, anche se poi inquadra Filippo Brunelleschi (Filippo di ser Brunellesco Lapi, Firenze 1377 – 1446) come uno dei primi artefici della “rinascita”.
Giorgio Vasari pubblica la prima edizione de “Le Vite” nel 1550 ed una successiva integrata nel 1566.
Nel Proemio alla edizione del 1566, fra le pagine 117 e 118, scrive per la prima volta il termine “rinascita” nell’ambito di una lunga analisi sulle arti classiche antiche e sugli artisti dei quali nessuno descrisse la vita e le opere, giungendo alla frase che dice: “Però lasciando questa parte indietro, troppo per l’antichità sua incerta, vegnamo alle cose più chiare, della loro perfezzione e rovina e restaurazione e, per dir meglio, rinascita: delle quali con molti miglior’ fondamenti potreno ragionare.”
Sostiene quindi che il suo lavoro nasce dalla necessità di dare ai posteri notizie certe e chiare sulle arti dei suoi tempi, delle loro caratteristiche (perfezione e rovina e restaurazione) e, per dir meglio, rinascita sulle quali aveva migliori fondamenti per poter ragionare.
Poche pagine dopo, discorrendo su pittura e scultura, il Vasari prova a spiegare perché si è cimentato nel descrivere delle vite degli artisti: “…il che ho io però fatto non tanto traportato dall’affezzione della arte, quanto mosso dal benefizio et utile comune degli artefici nostri …” che così potranno comprendere come l’arte “…da piccol principio si condusse alla somma altezza…” per poi precipitare “… in ruina estrema…” durante i secoli bui successivi alle epoche d’oro greche e romane.
Ma le arti, afferma Vasari, sono come il corpo umano che “… hanno il nascere, il crescere, lo invecchiare et il morire, potranno ora più facilmente conoscere il progresso della sua rinascita e di quella stessa perfezzione dove ella è risalita ne’ tempi nostri.”
Quindi dopo la decadenza ecco che appare una rinascita delle arti, un nuovo umanesimo dove l’uomo del quattro-cinquecento, comprende la sua potenzialità e coglie le occasioni di sviluppo e di ammirazione per le arti al fine di far rinascere quelle altezze che erano state raggiunte dall’arte classica.
Qui si esprime quindi il vero concetto di Rinascimento giustificandolo con la nuova centralità delle arti, grazie non più ad imperatori e grandi imperi, ma ai signori e mecenati che con le nuove ricchezze hanno abbandonato la “…trascuraggine degli uomini o per la malignità de’ secoli o pure per ordine de’ cieli, i quali non pare che voglino le cose di quaggiù mantenersi molto in uno essere, ella incorresse di nuovo nel medesimo disordine di rovina, possino queste fatiche mie qualunche elle si siano, se elle però saranno degne di più benigna fortuna, per le cose discorse innanzi e per quelle che hanno da dirsi mantenerla in vita o almeno dare animo ai più elevati ingegni di provederle migliori aiuti: tanto che, con la buona volontà mia e con le opere di questi tali, ella abbondi di quelli aiuti et ornamenti de’ quali, siami lecito liberamente dire il vero, ha mancato sino a quest’ora.”
Più avanti però ammonisce che “…quantunque la grandezza delle arti…” nasca dalla diligenza, dallo studio, dalla imitazione, dalla conoscenza delle scienze, è importante la consapevolezza che la qualità dei tempi, piuttosto che delle persone, che è quello che ha fatto rinascere le arti.
Questi tempi vengono così individuati dal Vasari quando dice: “… la qualità de’ tempi che de le persone, distinte e divise da me, per non ricercarla troppo minutamente, in tre parti, o vogliamole chiamare età, da la rinascita di queste arti sino al secolo che noi viviamo…”.
Nella descrizione degli artisti il Vasari vede una progressione delle arti iniziando dalla vita di “…Iacopo della Quercia sanese, e poi agli altri architetti e scultori fino a che perverremo a Masaccio: il quale, per essere stato primo a migliorare il disegno nella pittura, mostrerrà quanto obligo se gli deve per la sua nuova rinascita. E poi che ho eletto Iacopo sopradetto per onorato principio di questa Seconda Parte, seguitando l’ordine delle maniere verrò aprendo, sempre colle Vite medesime, la dificultà di sì belle, dificili et onoratissime arti.”
Quindi il termine usato dal Vasari era “Rinascita” e solo qualche secolo più tardi venne etichettato trasformando questo termine in epoca del “Rinascimento” con il significato di indicare il “Rinnovamento” culturale avvenuto in Italia.
Le Vite di Giorgio Vasari, sono quindi lo spunto per enunciare le grandezze degli artisti che in quell’epoca avevano fatto di nuovo grandi le arti e alle cui opere lui stesso diede un grande contributo con pitture, palazzi e con questa opera primogenita della storia dell’arte.
Giorgio Vasari dedica sia la prima che la seconda edizione a Cosimo I de’ Medici, eccellentissimo signore seguita dal Proemio di tutta l’opera e quindi da una introduzione alle tre arti con 35 capitoli dedicati alla architettura, scultura e della pittura.
Al termine di questa prima parte dell’opera, Vasari inizia le biografie degli artisti suddivise in altre cinque parti per un totale di 178 biografie. All’interno di alcune di queste biografie inserisce la storia e la vita di altri artisti, per cui il numero complessivo di artisti narrati dal Vasari sale ad oltre 340.
Riportiamo qui di seguito l’elenco degli artisti nell’ordine di pubblicazione:
SECONDA PARTE (31 biografie principali)
- Cimabue
- Arnolfo di Cambio, con Bonanno
- Nicola Pisano
- Giovanni Pisano
- Andrea Tafi
- Gaddo Gaddi
- Margaritone
- Giotto, con Puccio Capanna
- Agostino e Agnolo
- Stefano Fiorentino e Ugolino
- Pietro Lorenzetti (Pietro Laurati)
- Andrea Pisano
- Buonamico Buffalmacco
- Ambrogio Lorenzetti (Ambruogio Lorenzetti)
- Pietro Cavallini
- Simone Martini con Lippo Memmi
- Taddeo Gaddi
- Andrea Orcagna (Andrea di Cione)
- Tommaso Fiorentino (Giottino)
- Giovanni da Ponte
- Agnolo Gaddi con Cennino Cennini
- Berna Sanese
- Duccio di Buoninsegna
- Antonio Viniziano
- Jacopo del Casentino
- Spinello Aretino
- Gherardo Starnina
- Lippo con Lippo di Dalmasio
- Lorenzo Monaco
- Taddeo Bartoli
- Lorenzo di Bicci con Bicci di Lorenzo e Neri di Bicci
TERZA PARTE (59 biografie principali)
- Jacopo della Quercia
- Niccolò Aretino
- Dello Delli
- Nanni di Banco
- Luca della Robbia con Andrea e Girolamo della Robbia
- Paolo Uccello
- Lorenzo Ghiberti
- Masolino da Panicale con Paolo Schiavo
- Parri Spinelli
- Masaccio
- Filippo Brunelleschi (detto Pippo)
- Donatello
- Michelozzo Michelozzi con Pagno di Lapo Portigiani
- Antonio Filarete e Simone Ghini con Bernardo Ciuffagni
- Giuliano da Maiano
- Piero della Francesca
- Beato Angelico con Zanobi Strozzi, Domenico di Michelino e Attavante
- Leon Battista Alberti
- Lazzaro Vasari
- Antonello da Messina
- Alesso Baldovinetti
- Vellano da Padova (Bartolomeo Bellano)
- Fra Filippo Lippi con Fra Diamante e Jacopo del Sellaio
- Paolo Romano, Maestro Mino e Chimenti Camicia con Baccio Pontelli
- Andrea del Castagno e Domenico Veneziano
- Gentile da Fabriano e Vittore Pisanello
- Pesello e Francesco Peselli
- Benozzo Gozzoli con Melozzo da Forlì e Zanobi Machiavelli
- Francesco di Giorgio e Vecchietta (Lorenzo di Pietro)
- Galasso Galassi con Cosmè Tura
- Antonio e Bernardo Rossellino
- Desiderio da Settignano
- Mino da Fiesole
- Lorenzo Costa con Ludovico Mazzolino
- Ercole Ferrarese
- Jacopo, Giovanni e Gentile Bellini con Benedetto Coda, Jacopo da Montagnana e Nicolò Rondinelli
- Cosimo Rosselli
- Il Cecca (Francesco di Giovanni)
- Don Bartolomeo abate di San Clemente
- Gherardo miniatore
- Domenico Ghirlandaio con Benedetto, David Ghirlandaio e Sebastiano Mainardi
- Antonio e Piero Pollaiuolo con Maso Finiguerra
- Sandro Botticelli
- Benedetto da Maiano
- Andrea del Verrocchio con Agnolo di Polo, Francesco di Simone, Benedetto e Santi Buglioni
- Andrea Mantegna con Francesco Squarcione, Dario da Treviso, Marco Zoppo, Lorenzo da Lendinara e Nicolò Pizzolo
- Filippino Lippi con Alonso Berruguete
- Bernardino Pinturicchio con Nicolò Alunno e Gerino da Pistoia
- Francesco Francia con Caradosso
- Pietro Perugino con Francesco Bacchiacca, Rocco Zoppo, Domenico di Paris, Eusebio da San Giorgio e Andrea Aloigi detto l’Ingegno
- Vittore Carpaccio con Stefano da Verona, Altichiero, Jacopo Avanzi, Jacobello del Fiore, Guariento (chiamato Guerriero da Vasari), Giusto de’ Menabuoi, Vincenzo Foppa (presumibilmente il Vincenzio bresciano citato da Vasari), Vincenzo Catena, Cima da Conegliano, Alvise Vivarini, Marco Basaiti, Bartolomeo Vivarini; Giovanni di Niccolò Mansueti, Vittore Belliniano, Bartolomeo Montagna, Benedetto Diana, Giovanni Buonconsiglio, Simone Bianco, Tullio Lombardo, Vincenzo Civerchio, Girolamo Romanino, Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Francesco Bonsignori, Giovan Francesco Caroto e Francesco Torbido detto il Moro
- Iacopo Torni detto l’Indaco e Francesco Torni
- Luca Signorelli con Tommaso Bernabei detto il Papacello
QUARTA PARTE (con 51 biografie principali)
- Leonardo da Vinci con Gian Giacomo Caprotti, Giovanni Antonio Boltraffio e Marco d’Oggiono
- Giorgione da Castelfranco
- Antonio da Correggio con Andrea Solari (o Solario, Andrea del Gobbo)
- Piero di Cosimo
- Donato Bramante (Bramante da Urbino)
- Fra Bartolomeo di San Marco
- Mariotto Albertinelli
- Raffaellino del Garbo
- Pietro Torrigiani (Torrigiano)
- Giuliano da Sangallo e Antonio da Sangallo il Vecchio
- Raffaello Sanzio
- Guglielmo da Marsiglia
- Simone del Pollaiolo (il Cronaca)
- Davide e Benedetto Ghirlandaio
- Domenico Puligo
- Andrea da Fiesole e altri fiesolani
- Vincenzo da San Gimignano e Timoteo da Urbino
- Andrea Sansovino (Andrea dal Monte Sansovino)
- Benedetto da Rovezzano
- Baccio da Montelupo e Raffaello da Montelupo (padre e figlio)
- Lorenzo di Credi
- Boccaccio Boccaccino (Boccaccino Cremonese)
- Lorenzetto
- Baldassarre Peruzzi
- Giovan Francesco, anche noto come il Fattore e Pellegrino da Modena
- Andrea del Sarto con Andrea Sguazzella, Pier Francesco Foschi, Iacopino del Conte
- Properzia de’ Rossi con Amico Aspertini, Plautilla Nelli, Sofonisba Anguissola e Alessandro Allori
- Alfonso Lombardi
- Michelagnolo da Siena
- Girolamo Santacroce
- Dosso e Battista Dossi (i fratelli Dossi)
- Giovanni Antonio Licino, il “Pordenone”
- Giovanni Antonio Sogliani
- Girolamo da Treviso (Girolamo Da Trevigi)
- Polidoro da Caravaggio e Maturino da Firenze (Maturino Fiorentino)
- Rosso Fiorentino
- Bartolomeo Ramenghi (Bartolomeo da Bagnacavallo)
- Marco Calabrese
- Morto da Feltre
- Franciabigio
- Francesco Mazzola (il Parmigianino)
- Jacopo Palma il Vecchio (Il Palma) e Lorenzo Lotto
- Fra Iocondo e Liberale da Verona
- Francesco Bonsignori (Francesco Monsignori)
- Falconetto
- Francesco e Girolamo dai Libri
- Francesco Granacci
- Baccio d’Agnolo
- Valerio Vicentino con Giovanni da Castel Bolognese e Matteo dal Nasaro Veronese
QUINTA PARTE (con 29 biografie principali)
- Marcantonio Bolognese
- Antonio da Sangallo
- Giulio Romano
- Sebastiano del Piombo (Sebastiano Viniziano)
- Perino Del Vaga
- Giovann’Antonio Lappoli
- Niccolò Soggi
- Niccolò detto il Tribolo
- Pierino da Vinci
- Domenico Beccafumi
- Baccio Bandinelli
- Giuliano Bugiardini
- Cristofano Gherardi
- Jacopo da Pontormo
- Simone Mosca e Francesco Mosca (Il Moschino)
- Girolamo e Bartolomeo Genga e Giovanbatista San Marino
- Michele Sanmicheli con Paolo Veronese (Paulino nel testo) e Paolo Farinati
- Giovannantonio detto il Soddoma da Verzelli
- Bastiano detto Aristotile da San Gallo
- Benedetto Garofalo e Girolamo da Carpi, con Bramantino e Bernardino Gatti detto il Soiaro
- Ridolfo, David e Benedetto Ghirlandaio
- Giovanni da Udine
- Battista Franco con Jacopo Tintoretto e Andrea Schiavone
- Francesco Rustici
- Fra’ Giovann’Agnolo Montorsoli
- Francesco detto de’ Salviati con Giuseppe Porta
- Daniello Ricciarelli da Volterra
- Taddeo Zucchero con Federico Zuccari
SESTA PARTE (con 8 biografie principali)
- Michelangelo Buonarroti con Tiberio Calcagni e Marcello Venusti
- Francesco Primaticcio con Giovanni Battista Ramenghi (il Bagnacavallo Jr.), Prospero Fontana, Nicolò dell’Abate, Domenico del Barbieri, Lorenzo Sabatini, Pellegrino Tibaldi, Luca Longhi, Livio Agresti, Marco Marchetti, Giovanni Boscoli e Bartolomeo Passarotti
- Tiziano Vecellio con Jacopo Bassano, Giovanni Maria Verdizotti, Johannes Stephan van Calcar (Giovanni fiammingo) e Paris Bordon
- Iacopo Sansovino con Andrea Palladio, Alessandro Vittoria, Bartolomeo Ammannati e Danese Cattaneo
- Lione Aretino (Leone Leoni), con Giovanni Giacomo Della Porta, Guglielmo Della Porta e Galeazzo Alessi
- Giulio Clovio
- Di diversi artefici italiani: Girolamo Siciolante da Sermoneta, Marcello Venusti, Iacopino del Conte, Dono Doni, Cesare Nebbia e Niccolò Circignani detto il Pomarancio
- Bronzino con gli Accademici del disegno: Raffaellino del Colle, Benedetto Pagni da Pescia, Alessandro Allori, Giovanni Maria Butteri, Cristofano dell’Altissimo, Stefano Pieri, Giovanni Stradano, Santi di Tito, Benvenuto Cellini, Francesco da Sangallo, Andrea Calamech, Giovanni Battista Fiammeri, Vincenzo de’ Rossi, Francesco Camilliani, Stoldo Lorenzi
- Giorgio Vasari
In questo modesto contributo alla vita e alle opere di Giorgio Vasari, oltre all’opera letteraria de “Le Vite”, voglio soffermarmi brevemente su due opere uniche nel suo genere, una contenuta nell’altra e una contenitore futuro di molte delle opere da lui raccontante nelle biografie degli artisti a lui contemporanei: il Corridoio Vasariano e gli Uffizi.
[1] Il Salone dei Cinquecento fu costruito in soli sette mesi, tra il luglio 1495 e il febbraio 1496, da Simone del Pollaiolo detto il Cronaca (Firenze 1457 – 1508) e da Francesco di Domenico (detto il Monciatto, date di nascita e morte non note) su commissione di Girolamo Savonarola (Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola, Ferrara 1452 – Firenze 1498)
[2] Palazzo Vecchio o Palazzo della Signoria di Firenze, costruito da Arnolfo di Cambio (Arnolfo di Lapo, Colle di Val d’Elsa 1245 circa – Firenze tra il 1302 e il 1310 circa) a partire dal 1299 fino al 1315.
[3] https://www.treccani.it/enciclopedia/rinascimento
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