CAPRESE MICHELANGELO è un comune della provincia di Arezzo (AR) con 1.399 abitanti al 1° gennaio 2020 e si estende su di una superficie di 6.653,12 ettari equivalenti a 66,53 Km2. La densità media della popolazione è di 21,03 abitanti per Km2 (la densità media della Toscana è di 161,95 ab/km2, mentre la densità media dell’Italia è di 199,44 ab/km2 – fonte: ISTAT).
Il capoluogo si trova a circa 650 metri sul livello del mare e dista circa 38 km dal capoluogo di provincia (circa 49 minuti di auto) e a circa 118 km da Firenze (circa un’ora e 50 minuti di auto).
Il territorio comunale confina a Nord con il comune di Chiusi della Verna (AR), a Est con il comune di Pieve Santo Stefano (AR), a Sud con il comune di Anghiari (AR) e a Ovest con i comuni di Chitignano (AR) e Subbiano (AR).
Il patrono del comune è San Giovanni Battista e viene festeggiato il 24 giugno.
Il nome del comune è stato integrato nel 1913 con la specifica di “Michelangelo” in onore a Michelangelo Buonarroti che qui è nato il 6 marzo 1475.
La Storia
(fonte: Comune di Caprese Michelangelo: https://capresemichelangelo.net/contenuti/244725/storia-comune)
“Quando la penisola italica cominciò a popolarsi, Caprese era una folta macchia di faggi, castagni e querce.
Ma reperti in bronzo, rinvenuti nella zona del Castello, e scavi presso Tifi testimoniano che già al tempo degli Etruschi, e poi dei Romani, queste zone erano abitate e civili.
Storici autorevoli indicano nel Castello di Caprese il luogo in cui, nell’anno 552 d.C., morì Totila, il re dei Goti.
Dopo il 568 d.C. iniziò la dominazione longobarda, che esercitò un forte e duraturo influsso sulla realtà locale; lo testimoniano i nomi di vari luoghi, come Mezzano (Dicciano), Agitone (Giglione), Perello (Priello) ecc., il pluteo in pietra dell’VII secolo, decorato a bassorilievo, rinvenuto durante i lavori di restauro nella Chiesa di S. Cristoforo, e la menzione, nei documenti dell’Archivio Capitolatore Aretino, dei “Longobardi de Caprise”.
Signori di Caprese furono nei secoli XI e XII i Conti Ranieri di Galbino fino a quanto, nel 1226, il Comune, stanco delle lotte tra i feudatari, si mise sotto la protezione di Arezzo.
Nel 1260 i Conti Guidi di Romena presero il possesso del territorio, ma nel 1324, dopo un assedio di tre mesi, conquistò il castello il vescovo di Arezzo Guido Tarlati.
Dopo alcuni decenni di anarchia, nel 1384, i Capresani fecero volontaria dedizione alla Repubblica di Firenze. Il dominio fiorentino fu sancito, nel 1386, con l’istituzione di una Podesteria che rimase in vigore fino al 1783.
Nel 1737, terminata la secolare epoca dei Medici, il territorio passò sotto l’amministrazione degli Asburgo-Lorena, intercalata in breve, ma importante dominio francese (1799-1814).
Con il plebiscito del 1860, Caprese, come tutta la Toscana, entrò a far parte del regno di Sardegna e poi d’Italia. In questo periodo nuovo lustro venne a Caprese dalla figura e dell’opera di Giovanni Santini (Caprese 1787 – Noventa Padovana 1877), astronomo e matematico eminente nell’insegnamento e nella ricerca.
Con Regio Decreto del 9 Febbraio 1913, fu aggiunto all’antico nome quello di Michelangelo, a significare i natali che qui ebbe il Sommo Artista.
Il ricordo del Buonarroti vive ancora oggi nella Chiesa di San Giovanni, e all’interno delle mura castellane che ospitarono il Museo Michelangiolesco: la Casa Natale, il Palazzo Clusini, oggi sede del Municipio, le Sale della Rocca, in cui si trovano antichi calchi in gesso donati dalle Gallerie Fiorentine, ed il suggestivo Museo di Scultura all’aperto.
Le tracce di questa storia intensa si possono ammirare ancora oggi nei monumenti più significativi di Caprese: la Rocca medioevale, costruita nel X secolo, l’Abbazia camaldolese di Tifi, la Pieve di San Cassiano, esaltata dalla potenza espressiva del suo ambiente, la romantica Chiesa di San Cristoforo ed il Santuario della Madonna della Selva.
Suscitano ammirazione e rispetto i luoghi che testimoniano il passaggio di San Francesco durante i suoi viaggi da Assisi al Sacro Monte della Verna: la Chiesa di San Polo, la Cappella di Zenzano, l’Eremo della Casella.”
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