di Anselmo Pagani
Il nostro Capitano Cook ce l’abbiamo anche noi. Peccato però che nessuno lo sappia!
Eppure a lui sono stati intitolati un ghiacciaio in Alaska ed un insediamento nel Golfo di San Giorgio, in Patagonia.
Figlio di Carlo Morello, marchese di Montereggio e Pozzo e marchese condomino di Mulazzo e Parana, e della principessa Caterina Meli Lupi dei principi di Soragna, Alessandro Malaspina nacque a Mulazzo, piccolo borgo della Lunigiana di cui il padre era Marchese, il 5 novembre del 1754.
I Malaspina sono stati una famiglia italiana che ha governato molti feudi della Lunigiana dal XII al XIV secolo e, dal XV secolo fino al 1797, furono i sovrani di Massa e Carrara (vedi articolo sulla storia della famiglia Malaspina).
Nel 1762 l’intera famiglia si trasferì a Palermo su invito del Viceré di Sicilia, Giovanni Fogliani d’Aragona, prozio da parte materna di quel ragazzino da lui subito affidato alle cure del teologo di corte per essere avviato alla carriera ecclesiastica, come ogni terzogenito delle famiglie aristocratiche del tempo.
Spedito a Roma per formarsi presso il Pontificio Collegio Pio-Clementino, con la sua esuberanza Alessandro fece però presto capire a tutti che messali, turiboli e sacrestie non erano adatte ad uno come lui, che invece si sentiva irrimediabilmente attratto dalla navigazione e dagli spazi aperti.
Obtorto collo il padre acconsentì ad assecondare questa sua inclinazione, tanto da farlo entrare a Malta, nel 1774, nel Sovrano Ordine Militare di San Giovanni, mettendolo così in condizione di provare l’adrenalina della sua prima caccia ai pirati.
Ancora una volta al seguito del prozio, il giovane approdò in Spagna venendo ammesso nella Real Marina col grado di guardiamarina, primo step di una carriera che si sarebbe rivelata rapida ed inarrestabile.
Imbarcato sulla “Santa Teresa” nel gennaio del 1775 ebbe il suo battesimo della guerra al largo di Melilla, assediata dai navigli del sultano del Marocco.
Coraggio, sprezzo del pericolo, abnegazione e propensione a sopportare le fatiche gli valsero subito la promozione a “Alfaréz de navijo“, grado col quale “l’italiano” Malaspina intraprese la sua prima missione oltreoceano a bordo della fregata “Astrea” che, fra il 1778 ed il 1779, l’avrebbe condotto sino a Manila, nelle Filippine, lungo la rotta del Capo di Buona Speranza.
Fu la prima di una lunga serie di missioni sempre più ardimentose.
La partecipazione alla guerra d’indipendenza americana al fianco delle colonie contro l’Inghilterra, poi di nuovo le Filippine a bordo dell’Astrea, di cui nel frattempo era diventato capitano, infine una spedizione nel 1786 in Sudamerica per doppiare Capo Horn e poi, dopo aver risalito le coste cilene, puntare verso Ovest per raggiungere Giakarta, in Indonesia, furono soltanto alcune delle sue tante avventure.
Il suo vero capolavoro, però, consisté nel giro del mondo ricordato come “spedizione Malaspina” a bordo delle corvette “Descubierta” e “Atrevida” (così chiamate in ricordo della “Discovery” e della “Resolution” del mitico Capitano Cook) salpate da Cadice il 30 luglio del 1789 col proposito scientifico, in anticipo di quasi 50 anni su Darwin, di ampliare la conoscenza dei luoghi, ora che si era formato il generale convincimento che di nuove terre da scoprire, ormai, non ne restasse più nessuna.
A bordo dei due legni presero posto i migliori scienziati, naturalisti, cartografi e disegnatori del tempo, col supporto degli strumenti scientifici più avanzati, tutti animati dal proposito di allargare le conoscenze e migliorare i rapporti con le popolazioni indigene, così accrescendo il prestigio della Corona di Spagna.
L’attraversamento dell’Atlantico in soli 52 giorni, l’incontro con le popolazioni della Patagonia, la navigazione dello Stretto di Magellano e poi, su su, sino ad Acapulco e da qui, ancora più a Nord, l’ardita ricerca del mitico “Passaggio a Nord Ovest” fino in Alaska furono solo alcune delle tappe di una circumnavigazione del globo per tanti versi epica e segnata dal successo, destinata a durare cinque anni, con rientro sempre a Cadice con gli equipaggi quasi al completo il 21 settembre del 1794, in un mondo però profondamente mutato dal vento della Rivoluzione Francese.
Peccato che le gelosie di corte alimentate dall’invidia dell’onnipotente primo ministro Manuel Godoy, favorito del debole re Carlo IV, riuscirono a mettere in cattiva luce quell’uomo onesto e coraggioso che si era meritatamente guadagnato notorietà e prestigio, fatto però passare come sospetto rivoluzionario di simpatie repubblicane e finanche eretico, e come tale condannato a seguito di un processo sommario per essere rinchiuso in una fortezza galiziana, da cui sarebbe uscito solo sul finire del 1802 per espresso interessamento di Napoleone.
Ritornato finalmente a Pontremoli, nella sua Lunigiana, Alessandro Malaspina diede per sempre l’addio ai mari, non cessando però d’interessarsi di politica.
Quando spirò prematuramente il 9 aprile del 1810 la Gazzetta di Genova gli dedicò un commosso necrologio, scrivendo:
“Oggi ha cessato di vivere il dotto e celebre viaggiatore sig. Alessandro Malaspina di Mulazzo. Tale perdita non potrà essere compianta anche di lontano, da chi tenendo in qualche pregio l’eminenza delle notizie di nautica e di oltremare di questo valente italiano, ha conosciuto la moderazione dell’animo di lui nell’una e nell’altra fortuna“.
Da parte nostra, doveroso l’ammirato ricordo di un uomo tanto retto, coraggioso ed intrepido, quanto inspiegabilmente sconosciuto ai più.
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testo di Anselmo Pagani (vedi scheda fra gli autori – “Menu/Chi siamo“)
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